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Cantonali, eccoci / «Ai Verdi dico: alleanza non significa svendita»

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(red.) – Mancano nove mesi meno qualche giorno alle Cantonali 2023, eppur pare che tutti – o tanti, perlomeno – stiano già correndo su due ruote ed a rapporti da massima spinta (suggerimento: calma, ragazzi, ché rischiate di buttare i polmoni dalla finestra). Tema dominante in schieramento a sinistra: l’ipotesi di lista unica tra Partito socialista e “Verdi del Ticino”, trattandosi in prima battuta per la stanza dei bottoni a Palazzo delle Orsoline in Bellinzona. Bon, per farla semplice: c’è chi ha posto già condizioni, c’è ora chi risponde piantando paletti (in legno, sul terreno; d’argento, nel cuore altrui); e questo ci dice quanto una linea comune rossoverde, in Ticino, sia materia ancora cruda. L’importante, come sempre, è che le cose siano chiare in partenza (sempre che poi si riesca a partire).

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da Nangbayade Constant Aharh, membro del Partito socialista Medio Vedeggio

Si sta incominciando a discutere di un’alleanza elettorale tra Verdi e Partito socialista, ed è sicuramente buona cosa che se ne discuta. Ma forse non se ne discute abbastanza. O si danno troppe cose per scontate. Il punto di vista del Partito socialista, perché ovviamente non intendo parlare a nome di altre forze politiche, merita di essere preso in considerazione in modo più attento e cauto di quanto fatto finora. Per l’alleanza, i Verdi hanno posto condizioni: prima, tra queste, la “parità”, cui si aggiunge la richiesta che i candidati e le candidate di un partito siano accettate anche dall’altro. Non sono sicuro di che cosa voglia dire tutto ciò, ma credo che dobbiamo ai nostri compagne e compagni ben altri scenari, ben altra chiarezza. Ad esempio: quanti esponenti del Partito socialista saranno presenti su una lista che è composta da Verdi e socialiste/i? Evidentemente il peso elettorale dei due elettorati è molto differente. Ed è quindi ovvio che la composizione delle liste debba riflettere questo differente peso. I socialisti porteranno la stragrande maggioranza dei voti ed in questo senso la “parità” è tutt’altro che giusta; essa è anzi una palese forzatura da parte dei futuri alleati Verdi. “Equità” dovrebbe essere l’obiettivo, ossia la composizione dell’eventuale lista comune dovrebbe riflettere le forze in campo e rappresentarle correttamente.

Ebbene, stando agli ultimi risultati cantonali, il Partito socialista raccoglie quattro voti su cinque nell’area rossoverde; sarebbe quindi essenziale che questo rapporto di forze sia rispecchiato nella composizione della lista comune, con quattro socialisti ed un Verde. I numeri in politica contano, i voti contano. Un secondo aspetto, molto concreto e perfino più grave, mi preoccupa. Dalla parte verde si vogliono candidate e candidati socialisti “accettabili” anche dai Verdi; ma la scelta di chi andrà nella lista comune per il Partito socialista pertiene esclusivamente al Congresso socialista (è perfino curioso il doverlo ricordare); qualsiasi altro accordo finirebbe per svuotare il Congresso socialista delle sue esclusive prerogative e sarebbe quindi, quello sì, inaccettabile. Non è semplicemente immaginabile che Direzione e/o Comitato cantonale rinuncino a queste prerogative a nome del Congresso, che è loro superiore. Il Partito soicalista, per tramite del suo Congresso, è sovrano nella scelta dei propri candidati al Consiglio di Stato; ci mancherebbe che, dopo 100 anni di presenza in Governo, il nostro partito si facesse dettare condizioni come queste. Non sono condizioni che pone un vero alleato.

Insomma, c’è ancora molto da discutere, e c’è da farlo molto presto. Nessuno è contrario ad una alleanza con i Verdi, ma non possiamo andarci, come socialiste e socialisti, con il cappello in mano. Alleanza sì, ma a condizioni rispettose e dignitose. Altrimenti, meglio niente.