Per la prima volta in mani finlandesi il “Challenger Lugano” di tennis, conclusosi oggi nel coperto del “Conza” sotto apprezzabile ed apprezzata organizzazione di Riccardo Margaroli: ad imporsi nella finale il 21enne Otto Virtanen (nella foto) da Hyvinkää, 191 centimetri per 82 chilogrammi, al momento numero 170 nella classifica mondiale con precedente picco – a fine febbraio – al numero 169. Del giovanotto diciamo: nessuna parentela – pare: si indagò discretamente, anche sulla scorta di qualche vaga somiglianza – con il Jesse Virtanen hockeysta visto e che rivedremo in maglia Ambrì; è specialista del cemento, come dimostrato dalle vittorie in tre Itf (Parnu, Nur-Sultan e Jönköping) e nel “Challenger” di novembre scorso a Bergamo; ha intascato circa 35’000 dollari nel 2023 – prima del ricco guiderdone ticinese, chiaro – ed oltre 123’000 in carriera; in questo sport, ed in questo sport di questi tempi chi voglia capire capisca, ci sta. All’atto conclusivo del torneo (dotazione da 80 punti Atp), successo in due set su Cem Ilkel da Istanbul, 27 anni, quest’ultimo presentatosi in riva al Ceresio con scarse velleità – veniva dal secondo turno delle qualificazioni – ma non proprio il cugino strambo del signor Carneade, ricordandosi il suo momento migliore quale 144.o del “ranking” a fine novembre 2021 quand’invece ora naviga attorno alla 280.a posizione; partita tesa chiusasi sul 6-4 7-6 con “tie-break” sul 7-5, e del resto la cosa era prevedibile trovandosi di fronte due destrorsi ed entrambi dal rovescio bimane oltre che fisicamente simili (stesso peso, per il turco appena qualche centimetro in meno); dalla parte del vincitore, che mostro di continuità non è, almeno l’attitudine innata – ed era questa anche una dote del padre Pasi, professionista negli Anni ’80, suo allenatore – a riprendersi in corso di confronto. L’evidenza? Primo set, questione risolta con servizio strappato al settimo turno di battuta; secondo set, due palle così per annullare due palle che avrebbero mandato i contendenti al terzo set. Aggiungete quel minimo di “fattore C”: “tie-break” a rasoiate con sprazzi infiammatori e strappapplausi, poi la pallina si ribella all’avversario e fa rete plop plop plop, “match-point” a disposizione del figlio di Ukko dio del cielo e del tuono, e sotto Cem Ilkel – ma sì, nel giorno di Otto Virtanen rimaniamo sulla mitologia del suo Paese – si spalanca Tuonela, la terra dei morti in cui si trapassa senza che il merito e il demerito contino qualcosa anche se i peccatori pervicaci finivano in bollitura nel lago di sangue ad Horna (poveri davvero gli amici finnici cui era prefigurato un Aldilà in forma di Flegetonte oltre il quale stava un’isola triste e oscuro e boh, manco la speranza avevano, questi. Fine dell’inserto culturale).
La vittoria di Otto Virtanen, che non figurava fra le otto teste di serie (tutte fra la 119.a e la 158.a posizione), conferma una logica dell’appuntamento luganese: niente percorsi costruiti sul tabellone, ieri l’uscita di scena – proprio contro Otto Virtanen – dell’elvetico Dominic Stricker su cui si sarebbe puntato volentieri, stanti sia il successo conseguito nel 2021 (un comodo 6-4 6-2 sull’ucraino Vitalij Sachko) sia il ritiro dell’olandese Tim van Rijthoven – favorito alla vigilia del torneo – e di due mancinacci come l’italiano Giulio Zeppieri e l’austriaco Jurij Rodionov. Ecco, una riflessione si impone proprio a proposito di Dominic Stephan Stricker: è una speranza consolidata e si è messo già in carniere un Atp da 250 punti – in doppio con Marc-Andrea Hüsler, a Gstaad, luglio 2021 – ed appena due settimane or sono si è aggiudicato il “Challenger” di Rovereto (Trento, Italia) proprio a spese del già citato Giulio Zeppieri, ma non si può rimanere insensibili al cedimento netto accusato ieri dal ragazzo di Grosshöchstetten, 3-6 0-6 dopo un “tie-break” dominato (7-3); faticosa, in realtà, tutta la settimana, ai sedicesimi di finale un 6-4 2-6 6-2 su Raphael Collignon inserito come “alternate”, agli ottavi un 6-3 6-3 sul belga Gauthier Onclin in approdo delle qualificazioni, ancora tre set ed il “tie-break” (3-6 6-3 7-6) per estromettere il britannico Liam Broady. Qualcuno potrebbe a questo punto obiettare che anche Otto Virtanen, durante la quota degli ottavi andati in scena mercoledì, l’aveva sfangata con il 7-6 del terzo set sotto forma del 7-5 nel “tie-break” contro l’ucraino Oleksii Krutykh, atleta la cui ultima attestazione di spessore era data dall’eliminazione ai 32.i di finale dell’Atp 250 di Doha, in Qatar, lunedì 20 febbraio; ma ciò rientra per l’appunto nell’alveo delle peculiarità di Otto Virtanen, una forma di carsismo agonistico in cui la reazione o non esiste (conseguenza: sconfitta) o è ben sopra i criteri della proporzionalità (conseguenza: riemersione dal limbo). Per forza di cose e con la faccia di quelli che non si capacitano ancora della fine dell’“Era Roger” e che sanno di non poter chiedere di più a Stanislas “Stan” Wawrinka in ragione del suo poter ormai spedire la richiesta per l’Avs – absit iniuria verbis; trattasi solo di omaggio e di contestuale considerazione anagrafica – e dei conseguenti acciacchi, continueremo poi a preferire Dominic Stricker di cui si ha un disperato bisogno nella proiezione di medio e di lungo termine; i passaggi a vuoto, nel tempo dei 21 anni, sono ancora peccati veniali, ma sussiste il rischio di reiterazione e dalla reiterazione si genera il vizio.
Piacere e non dovere, a corollario, nel dire del doppio vinto ieri (6-2 7-6, anche qui con “tie-break” stampato sull’8-6) da Zizou Bergs e David Pel, un belga ed un olandese, sui germanici Constantin Frantzen ed Hendrik Jebens. Come dicono i bolognesi, vince chi bolla e questi hanno bollato; ma quanto potrà recriminare il nostro Luca Margaroli, al momento sul numero 203 di specialità ed in coppia con il lettone Mikelis Libietis numero 326, per l’aver mancato l’accesso alla finale nella misura d’un refolo di brezza, proprio contro Zizou Bergs e David Pel, in un venerdì di battaglia con triplo “tie-break”, primo set perso 6-7 (9-11), secondo set ovviamente vinto 7-6 (7-3), poi ‘sto spareggio veloce al traguardo dei 10 punti, e purtroppo qui la sconfitta per 4-10. Minuzie, ma si sa: il tennis è come la vita, spesso questione di attimi o di centimetri.