(ULTIMO AGGIORNAMENTO E RIEPILOGO, ORE 23.38) Dagli 11’270.00 punti di otto giorni or sono ai 9’725.32 delle ore 16.29 di oggi, tra l’altro con cedimento sul breve nella misura di oltre il quattro per cento (e non granché migliore sarà il riscontro finale a quota 9’831.93 punti, meno 3.67 per cento), il passo è tutt’altro che breve. Inaccettabile, tuttavia, la tesi secondo cui tale sprofondo sullo “Swiss market index” – e, sia chiaro, esso è speculare alla serie negativa che si riscontra sulle piazze borsistiche del resto dell’Europa – corrisponda all’impatto effettivo (non si sta parlando di “sentiment” ma di congruità tra causa ed effetto) da epidemia di “Covid-19”; più probabile che nel complesso rientrino sia una correzione attesa da vari operatori (per compensazione di un “rally” eccessivo registrato sul finire del 2019 e, dopo neutralizzazione a gennaio, ancora per 20 giorni nel mese corrente), sia realizzi residui – ancora a presa di beneficio del medio termine – per riorientamento o parcheggio in liquidità. sia una financo logica speculazione al ribasso da parte di operatori che sui valori di cresta delle varie Borse non erano intenzionati ad entrare, in termini spiccioli considerando tutto troppo caro per un’azione redditizia nel breve periodo.
In assenza di scenario definito o definibile, e pur dandosi per ovvi gli effetti della crisi da “Coronavirus” sulle economie di vari Paesi (ma la Cina potrebbe essere in grado di tornare a regime già prima dell’estate; non così l’Europa industriale che dipende dall’importazione di semilavorati e, in parte, di prodotti finiti), alla mera fase contingente sono da limitarsi le osservazioni: a) listino primario tutto in negativo, sempre i finanziari quale zavorra (“Credit Suisse group Ag”, meno 5.09 per cento; “Ubs group Ag”, meno 4.25); b) manca una chiave per battere il mercato persino nell’“intraday”, in assenza di escursioni credibili e “durature” (mezza seduta lo “standard” minimo…) persino sui pesi massimi difensivi; c) capofila di giornata è risultato il valore “Compagnie financière Richemont Sa”, con calo nell’ordine dello 0.94 per cento; ciò significa che l’intero orizzonte è tecnicamente spostato di almeno un grado verso il lato del pessimismo; d) a nessuna soddisfazione conduce il tuffarsi sull’allargato, laddove sta venendo meno l’opportunità di affidarsi ai “medium cap” con storico e proprio alveo di scorrimento; e) greve resta il condizionamento, anche nelle percezioni degli operatori sul Vecchio Continente, dal giornaliero andamento dei mercati asiatici; f) al netto di ogni altro ragionamento, ad oggi l’affidarsi ad un pugno di titoli dalla bassa volatilità pare progetto sterile con rischio cortocircuitale, dandosi tale stabilità (o, in rari casi, anche la presenza di una cifra verde) sostanzialmente quale esito dallo scarso volume di pezzi negoziati e dal conseguente minimo controvalore. I motivi di preoccupazione, dunque, appaiono soverchianti.
E tuttavia: a) da sottovalutato in partenza (drammatico l’errore per difetto ai piani alti dell’“Organizzazione mondiale della sanità”), il “Coronavirus” è scivolato ora nell’iperstima non già in quanto fenomeno clinico ma per gli effetti reali sull’economia; b) pur essendosi bruciato ogni guadagno ottenuto nel corso del 2020, lo “Swiss market index” si ritrova oggi sulle posizioni della prima decade di ottobre 2019; c) il mercato, ad onta del nervosismo dilagante in isteria (o in “panic selling” da parte degli investitori più fragili o più esposti o non in grado di esprimere potenzialità di intervento in mediazione sulle azioni possedute) e pur con atteggiamento attendistico da parte degli acquirenti, continua in qualche modo ad assorbire l’offerta. Infine, siamo al termine di una settimana sciagurata (meno 11.52 per cento) e di un mese (meno 7.50 per cento sul ciclo delle quattro settimane; meno 7.40 per cento da Capodanno) in cui sono stati ignorati i fondamentali (leggansi consuntivi di numerosi attori, con significativi utili e solide promesse di dividendo); non tanto per lo strappo del foglio, quanto per una riconsiderazione dei dati di fondo, l’avvio del mese di marzo potrebbe portare almeno un timido segno di reazione, che si vorrebbe anticipato dal non disastroso andamento di giornata a Wall Street (“Dow Jones”, meno 1.39 per cento; S&P-500, meno 0.82; Nasdaq, più 0.01). Per ora, dall’Europa, restano i riscontri da sangue e lacrime: Dax-30 a Francoforte, meno 3.86 per cento; Ftse-Mib a Milano, meno 3.58; Ftse-100 a Londra, meno 3.18; Cac-40 a Parigi, meno 3.38; Ibex-35 a Madrid, meno 2.92. Stabile sui 106.4 centesimi di franco il cambio per un euro.