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Pala & piccone / Venne il “Dantedì”, e fece una vittima anche qui

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Ieri, giovedì 25 marzo 2021, in vari luoghi d’Italia e terre italofone – non escluso il Ticino – venne celebrato il “Dantedì”, ricorrenza dalla recente istituzione e che è focalizzata sulla figura di Dante Alighieri. Ricchi di qualità vari tra gli appuntamenti proposti, ma a rubare la scena fu l’abominevole levata di scudi in sponda di Tricoloria dopo che sul “Frankfurter Rundschau” era comparsa una riflessione seria, ponderata e giustamente laudativa circa lo stesso Dante; finito sotto l’occhio di qualche giornalista italiano che conosce il tedesco nella modalità “Google translator”, con tutto il peggio delle potenziali conseguenze in termini di comprensione, l’articolo si trasformò inopinatamente in delitto di lesa maestà perché nel testo, a carico del citato autore della “Divina commedia”, sarebbero comparse accuse di plagio e di arrivismo e persino un chiaro insulto a chi tale celebrazione inventò, dacché – citiamo da quanto pubblicato a sud del confine – “l’Italia ha poco da festeggiare”. Giù paragrafi fulminati a lettere di fuoco, giù bordate feroci contro i germanici; sulla scia, poi, il solito politicante dall’ignoranza sesquipedale che non volle esser da meno del cronistame incompetente e dunque prese carta e penna per regalare una bella ripassatina ai miserandi teutonici, et cetera et cetera. Non c’era invece motivo, non avendo il collega Arno Widmann – ossia l’estensore del pezzo sul “Frankfurter Rundschau” – scritto quelle parole e quelle frasi.

Di ignominia, con l’aggravante dell’aver additato al pubblico ludibrio chi in nessun moto aveva dileggiato Dante Alighieri, si coprirono dunque i promotori di siffatta denigrazione dell’articolo comparso sul “Frankfuter Rundschau”. Mostruoso persino il fraintendimento del titolo pubblicato: era un’espressione prelevata da testo fiabesco dei fratelli Jacob e Wilhelm Grimm e ben descrittiva di quel che Dante fa nella sua massima opera, valendo per alcuni la condanna alla Geenna e per altri l’immediata o la futura gloria di Dio (i buoni di qua, i cattivi di là, a volte senza troppo riguardo sull’ieri, sull’oggi e sul domani come nel caso dei pontefici Bonifacio VIII e Clemente V di cui fu preconizzata la condanna al tuffo perpetuo nel buco dei simoniaci). Che diamine: Inferno, Purgatorio e Paradiso, quello raccontato in endecasillabi non è un paese per mezze misure anche se grandiosa – e largamente precorritrice . è per esempio la “pietas” verso due amanti come Paolo e Francesca; e lo si sa da buoni sette secoli a questa parte.

Ma si sa: quando c’è di mezzo un “Dantedì”, tanti a riempirsi la bocca con le terzine, con l’esaltazione letteraria, con mezzi concetti intrauditi eppure spacciati e rivenduti al pubblico; e guai a non proclamarsi alighieriani sin dai primi sonetti della “Vita nuova”, e prima ancora, suvvia, sin dall’epoca di Salimbene de Adam de Parma e meglio ancora del “Placito capuano” che con il tosco nulla ebbero da spartire avendolo ben preceduto (il “Placito capuano”, addirittura, per buoni tre secoli e mezzo); e guai a non sparacchiare almeno una massima moraleggiante sul passo del “Fatti non foste a viver come bruti”. Quanto poi del poeta sia davvero noto, e quanto si possa raccontare senza tema di smentita… beh, questo è un altro paio di maniche; persino al “Forum per l’îtaliano in Svizzera” e su sito InterNet a tale scopo predisposto, forse per eccesso di sintesi da altro comunicato, qualcuno è cascato nell’equivoco ed ha confuso il 25 marzo – giorno simbolico di inizio del viaggio letterario proprio della “Divina commedia” – con la data di morte di Dante Alighieri, profilandosi sì all’orizzonte il 700.o anniversario da tale momento ma non prima della notte tra martedì 14 e mercoledì 15 settembre. Giungendo da fonte autorevole ed in forma di comunicato, la svista (seria, grave, sia detto) è stata replicata in copia conforme su una quantità di quotidiani e di portali. Malino, ma pazienza; per gli ignavi c’è un posto prenotato nell’Antinferno…