Home CRONACA Pala & piccone / Petulanti e arroganti. Cari “Corris”, piantatela

Pala & piccone / Petulanti e arroganti. Cari “Corris”, piantatela

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Sarà forse per il caldo, che fa abbassare la soglia del rispetto nella pretesa di interlocuzione; sarà forse perché il Ticino è territorio assai più piccolo rispetto alla Svizzera di lingua tedesca ed alla Svizzera romanda, e quindi le possibilità di agganciare un donatore si riducono, e quindi l’inseguimento alla potenziale preda si fa spasmodico almeno quando i movimenti dei serpenti nel mai dimenticato “Terrario” di mattiniana memoria. Sta di fatto che la petulanza dei “Corris”, cercatori di persone che siano disposte a diventare oblatrici a favore di questa o di quell’organizzazione, è diventata in questi giorni insopportabile per quanti si trovino a transitare, da semplici viaggiatori, all’interno di qualche stazione ferroviaria di primo livello, dicansi Bellinzona e Lugano soprattutto. Si prendono o si fanno assegnare, i “Corris” oggi in nome della “Pincopallo” e domani a rappresentanza degli interessi della “Pallopinco”, spazi strategici per un banchetto dal quale essi sciamano sull’arrivo di un qualunque treno; e si dilatano a raggiera, studiatissima la parte, dialetticamente tutti preparati, con presidio a scacchiera dei percorsi lungo i quali l’ignaro viandante trovisi a passare.

E spiegano, i “Corris”, dopo averti tagliato la strada con traiettoria disegnata a frapposizione sul passo altrui; oh, quanto spiegano, cercando di metterti a disagio, pretendendo che tu ti senta in colpa perché non faresti mai abbastanza in termini di impegno nel volontariato, e mettendo alle strette chi si presti ad ascoltarli (impossibile l’ignorare un contatto che scivola rapidamente al di sotto della soglia prossimale). Di fronte alla prima obiezione (“Voi siete una società commerciale con incarico, e vi fate pagare per questo mandato”), il consueto trucco del cambio di persona nel senso che al posto del primo venditore subentra un responsabile rimasto sino a quel momento in disparte, ed il solito racconto secondo cui sarebbe giusto così, perché le organizzazioni di volontariato non avrebbero risorse umane sufficienti ed il tempo per una formazione interna, “e quindi tutti si affidano a noi”. Se si contesta il “tutti”, e magari non si ha sulla punta della lingua un nome preciso (càpita: non ci si sta presentando ad un’interrogazione a sorpresa in aula di liceo), si viene persino tacciati di non essere al corrente della realtà, “perché le cose sono cambiate, noi facciamo informazione, noi siamo qui per informare, soprattutto i giovani”; un bell’ossimoro, considerandosi il salto qualitativo nella facoltà di accesso alle notizie nell’ultimo quarto di secolo, che è poi un intervallo ragionevole – per l’appunto – tra generazione e generazione. E se per caso si ha invece quel nome ben pronto, la replica è nei toni del minimizzare, “Eh, ma non contano, noi invece”.

Il messaggio, anche quando si abbia davvero tempo e voglia di confrontarsi, non passa: guai a contraddire i “Corris”, guai; guai a far notare che non si è mai stati a cena insieme e che quindi il “tu”, soprattutto verso persone di età differente, non è propriamente raccomandabile. Guai ad esprimersi domandando, ad esempio, quale sia la quota percentuale che viene prelevata sulle donazioni, quali siano i costi amministrativi, quanto dei pretesi 20 o 50 o 100 franchi arrivi effettivamente a destinazione. Guai infine a dire: “Va bene, ci sto se Lei, che mi sta vendendo questo prodotto, mi fa vedere la sua tessera di iscrizione all’organizzazione che sta rappresentando”: “Ah, ma noi siamo “Corris”, come sa”. Perché, figurarsi, dell’adesione diretta a quel che si propone a terzi nessuno si preoccupa. L’importante è fatturare.

Al riottoso, a colui che pone interrogativi leciti, a chi domandi per sapere, mai una risposta a tono. L’armamentario e le tecniche restano simili a quelle dei piazzisti di pentolame durante le gite per anziani: a quesito pertinente, svicolare e portare il discorso su altro piano. E, se la vendita è a quel punto compromessa, interrompere bruscamente, spesso con espressioni maleducate. Un esempio su cui i vertici “Corris” dovrebbero intervenire: “Non siamo interessati alle sue opinioni”. Tante grazie, chiacchieroni. Ma dateci un taglio, ed imparate a restare al vostro posto. Tranquilli: siamo adulti e consapevoli, se ci va di essere generosi siamo anche in grado di venire a chiedere il vostro parere ed il vostro suggerimento.