Home CRONACA Macellari senza casa, la classe non è acqua: espugnata una scuola dismessa

Macellari senza casa, la classe non è acqua: espugnata una scuola dismessa

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(ULTIMO AGGIORNAMENTO E RIEPILOGO, ORE 23.50) Che cosa vi sia da discutere con chi usa la prevaricazione come strumenti per imporsi, non si sa; pare tuttavia che, tra le autorità cittadine di Lugano e financo dalle parti di Palazzo delle Orsoline in Bellinzona per quanto riguarda il Cantone, uno spiraglio per il dialogo sia stato lasciato aperto. Aperto, senza bisogno alcuno, con il solito manipolo di soggetti socialmente disadattati e culturalmente squinternati che, nella pretesa di perpetuare e di reiterare i comportamenti illegali per troppo tempo tollerati ai tempi dell’ex-macello, nella serata di ieri, venerdì, ha offerto un saggio inarrivabile di talento e di audacia andando ad espugnare nientemeno che le dismesse ex-scuole elementari di Lugano quartiere Viganello, qui piantando le tende, inventandosi qualche diversivo per far passare il tempo, organizzando una sorta di assemblea dalla quale è uscito il nulla co(s)mico ed inalberando le solite pretese. Per dimensioni, inversamente proporzionale al diarroico farfugliamento ideologico espresso in comunicati da ronzio di ronzinanti è l’entità della questione: i già macellari e già molinari vogliono gratis una sede di proprio gusto, centrale e comoda ai mezzi pubblici, con dotazione di servizi (acqua gas luce; di quest’ultima è già in corso ampio consumo causa citata invasione di spazi ed aule) il cui costo sia a carico della collettività, e non disdegnerebbero contributi finanziari parimenti pubblici al fine di foraggiare qualche perdita di tempo.

Quale sia lo stato dell’arte all’interno della struttura non si sa: al solito, stampa sgradita (per ora, niente minacce subite, a differenza di quanto era avvenuto in altra circostanza dalle parti di piazza Molino Nuovo) ed accesso consentito solo agli amici degli amici. Karin Valenzano Rossi, in qualità di capodicastero per sicurezza e spazi urbani in Lugano, ha avuto modo oggi di entrare ed ha ascoltato quanto una ventina di “delegati” aveva non da proporre ma da imporre; dialogo, si riferisce per dovere di cronaca, effettivamente alla pari, nel senso che la somma dei quozienti intellettivi di quei 20 soggetti è risultata equivalente a quella della sola interlocutrice. Peccato che dell’esito del confronto non sia stato fornito nemmeno un sommario resoconto: se ciò è comprensibile da parte della municipale, che decisioni non prende in materia senza che sia stati consultati i colleghi (o, almeno, chi come lei abbia voce in capitolo), non si comprende invece il silenzio dei solitamente iperloquaci ex-macellari, o forse lo si capisce sin troppo bene alla luce di un’occupazione inventata lì per lì e che investe strutture di interesse pubblico (della stessa porzione di edificio è già prevista la demolizione).

Domani, in altra assemblea (no, sarebbe la prosecuzione di quella incagliatasi oggi) fissata per le ore 15.00, all’interno dello stabile di via Bottogno sarà presa una decisione circa il da farsi, concetto che si traduce o nell’autosloggiamento degli occupanti con la coda tra le gambe o nella permanenza in forma di bivacco, almeno sino a che ciò sarà permesso. Nel pensiero – che da molti pare essere condiviso – di Maruska Ortelli, granconsigliera per la Lega dei Ticinesi, un “(…) sino a che” di brevissimo periodo: “Intervengano le forze dell’ordine, sgombero immediato”. Ma è giusto che vi sia un’interlocuzione con la Città di Lugano e con il Cantone? “Giusti i soggetti”, è la replica ridotta alle sintesi”, ma solo nel senso che, “ad incontrarsi al più presto ed a trovare una soluzione concreta”, hanno da essere le autorità pubbliche, e tra di loro. Tradotto: poi, e semmai, informare gli ex-macellari circa le decisioni assunte.