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L’editoriale / Con onore si congeda solo chi ha agito in spirito di servizio

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A legislatura in corso, Roberta Pantani ha annunciato ieri le dimissioni dal ruolo di municipale a Chiasso – era nell’Esecutivo dal 2004, interessante primato di longevità in tale funzione, e tra l’altro per due turni completi quale vicesindaco – e, di fatto, una presa definitiva di distanza dalla politica attiva. Ora molti diranno di aver avuto un sentore della cosa, di aver percepito qualcosa nell’aria, di essersi già interrogati perché lo zio da parte di padre aveva detto al nipote che il cognato del cugino da parte di madre era venuto a sapere da quel suo amico portinaio nello stabile alle spalle del “Centro ovale” che et cetera et cetera; nella realtà nessuno sapeva nulla, e tantomeno gli stampari, ché in caso contrario avremmo fatto uno squillo a Roberta Pantani e le avremmo chiesto di confermare o di smentire, al rischio eventuale anche d’esser mandati a quel paese, ed è un diritto dell’interlocutore, beninteso. No: Roberta Pantani ha fatto un paio di ragionamenti, probabilmente ha parlato anche con i maggiorenti della Lega dei Ticinesi non per un consiglio ma per dare preventiva informazione (categoria: “Ragazzi, facciamo girare un po’ di aria fresca in Municipio”), e giustamente ha agito nel segno della persona che è e della famiglia cui restituire magari anche qualche frammento di tempo venuto a mancare durante la piena militanza rappresentativa, nemmeno dovendosi dire della sua professione quale titolare di uno studio fiduciario ed immobiliare da lei aperto.

Non c’è rottura con alcuno, non c’è uno strappo, non c’è una polemica dietro a questo annuncio che si traduce per l’appunto in un passaggio di consegne anche generazionale (il subentrante è Stefano Tonini, 32 anni, 26 in meno rispetto a colei che gli apre la strada nell’Esecutivo). Non aveva fatto drammi ed aveva anzi utilizzato toni delicati, Roberta Pantani, nemmeno al tempo della mancata rielezione alla Camera bassa, quando la “force de frappe” leghista fu dimezzata calando ad un minimo preoccupante pur nella tonicità di Lorenzo Quadri; allo stesso modo, nel dichiararsi partente, la futura ex-municipale ha soltanto sfiorato a riepilogo i punti qualificanti dell’impegno assunto e quanto è stato ottenuto. Per di più, in Ticino – e lo si deve ricordare ad onore dell’evidenza di cronaca politica – queste non sono di certo le prime dimissioni a legislatura comunale aperta, chi per stanchezza, chi (purtroppo) per malattia, chi per sopravvenuti e non più conciliabili impegni professionali, chi semplicemente per trasferimento in altro Comune. Ed allora, perché il congedo di Roberta Pantani genera questo rumore, perché la scossa è stata avvertita con tale ed inusuale intensità, perché nell’intera giornata di martedì (ieri, insomma) la notizia è stata dominante sulle pagine dei quotidiani elettronici, compresa la parrocchia degli amici regionisti dove, ai tempi, bastava l’accenno al nome “Lega” per far partire le sirene d’allarme contestualmente all’apertura del vaso di Pandora dell’esecrazione?

Avremmo, anzi: abbiamo tre risposte, ciascuna delle quali spalmabile su una delle altre due o su tutte e due. La prima è persino banale: perché a lasciare è una donna di polso e capace di resistere alle procelle di quasi quattro lustri nell’Esecutivo di una città “difficile” qual è Chiasso; 19 anni di stanza dei bottoni sul confine, a rigore di riconoscimento, ne valgono 38 in altre realtà. La seconda: perché si perde un soggetto che, in metafora da redazione, entrò in politica da direttore responsabile cioè saltando le trafile, effettivamente da professionista in prestito alla politica; non che il substrato di attitudine mancasse (chi potrebbe dimenticarsi di Rodolfo Pantani già granconsigliere e babbo di Roberta?), ma persino nel giro della politica di militanza – o di quel che della politica di militanza è rimasto – è improbababile che uno arrivi da “imparato”, ed invece Roberta Pantani era “imparata” già all’esordio. Il terzo punto sta nell’insieme delle opere: mattone su mattone, ed anche accusando gli strascichi di perdite dolorose perché Chiasso più di ogni altra città del Ticino è implosa ed esplosa a ripetizione, il territorio si è modificato acquisendo strutture ed infrastrutture di maggior qualità oppure profilando le condizioni per cambiamenti futuri o già in essere; e Roberta Pantani, dal mazzo, ha estratto anche carte importanti durante l mano “giusta”.

Tutto vero, questo; realtà vuole però che vi sia un quarto aspetto, in verità il primo per importanza nell’elenco. Di Roberta Pantani, del suo scendere dal treno alla stazione, si parla e si parlerà perché questo è un libro di storia che si chiude: della Lega “storica” al femminile, di una Lega bignaschiana e maspoliana in cui le donne avevano ruolo bello e senza fronzoli e fondato sulla cultura del fare e dell’agire, sono venuti meno quasi tutti i simboli (le De Dea, le Ramsauer, le Pan-Fassora, ciascuna con pregi esuberanti i limiti); in testimonianza diretta dei valori che permeavano la banda di MonteBogliaStrasse in Lugano, ora che Roberta Pantani chiude con delicatezza la porta dietro di sé, resta la sola Maruska Ortelli, macinatrice di mille faldoni tra Legislativo luganese e Legislativo palaorsoliniano, depositaria a nastro continuo di memorie proprie (c’era, c’è sempre stata) e non mutuate dall’altrui racconto, ultima catena di trasmissione dal motore che si avviò sulle pagine del “Mattino della domenica” prima che nelle forme di un partito-non partito, come era e come sarebbe dovuto rimanere per non buttare via tonnellate di consenso. In corsa per il Nazionale, già, Maruska Ortelli, in questo caso curiosamente epigona proprio di Roberta Pantani; mai stata “pasionaria” l’una, mai stata “pasionaria” l’altra, ma sorprendenti entrambe come fotocopie speculari in materia di spirito di servizio. Non foss’altro che per questo, sul saluto di Roberta Pantani gli odierni maggiorenti della Lega dei Ticinesi dovrebbero dunque mettersi sull’attenti e rendere ogni onore con un arco di spade. Magari, dal momento che tutti hanno bisogno di buoni suggerimenti e tra i leghisti questo discorso vale doppio, lo faranno anche. Nella foto, dall’album personale di Roberta Pantani, la futura ex-municipale con il suo successore.