Ospitalità di impronta ticinese ad istituzioni ben mobilitate, compreso Manuele Bertoli direttore del Dipartimento cantonale educazione-cultura-sport, venerdì scorso quando a Lugano giunse Saad Alfarargi (in foto gentilmente offerta dalla Cancelleria dello Stato, che si ringrazia; il dignitario è al centro, di fianco al citato Manuele Bertoli). Saad Alfarargi è nientemeno che relatore speciale Onu per il diritto allo sviluppo, quivi pervenuto nel quadro di una visita ufficiale di 10 giorni in Svizzera a fianco di Antoanela Pavlova, qualificata come “human rights officer”. Saad Alfarargi, è stato precisato, si sta occupando di valutare “gli sforzi fatti dalla Svizzera per raggiungere gli obiettivi dell’“Agenda 2030” per lo sviluppo sostenibile e di altri accordi internazionali in relazione alla promozione ed alla realizzazione del diritto allo sviluppo”, il che in realtà si traduce in una percussione sistematica su aiuto sociale, asilo, integrazione, strategie di inserimento, inclusività et similia.
L’illustre ospite, che una scheda wikipediana ci dà prossimo agli 83 anni e che nel settembre del prossimo anno racconterà della sua visita al Consiglio dei diritti dell’uomo dell’Onu in Ginevra, viene dalla Dacalia o Dakhalia che scriver si voglia, vale a dire dall’Egitto: nazione in cui, stando ai portavoce del “Centro per i diritti economici e sociali”, solo tra venerdì 20 e sabato 28 settembre sono state arrestate 2’231 persone ed altri 1’198 sono state sottoposte ad interrogatorio dopo le recenti proteste di piazza. Si tratta dello stesso Egitto in cui Ahmed Hafez, in nome del ministero degli Esteri, giusto l’altr’ieri ha urlato contro l’Onu definendo “privo di accuratezza” e “fondato su ipotesi che mirano solo a diffondere informazioni in contrasto con la realtà” il recente rapporto della Commissione diritti umani, e che inoltre “i procedimenti legali contro chiunque, nel Paese, sono conformi alla legge ed in piena trasparenza”. In pratica: in nome dell’Onu, un egiziano viene a controllare che la Svizzera faccia tutto secondo regole Onu mentre le autorità egiziane negano credibilità ai rapporti dell’Onu, affermando a chiare lettere che quella è carta straccia.
Nessuno che avverta il paradosso? E nessuno che, nella circostanza dell’incontro, si sia sentito in dovere di spiegare all’augusto visitatore che non deve nemmeno sognarsi di fare le pulci alla Svizzera e che, quantomeno, prima di cercare la pagliuzza nell’occhio altrui bisognerebbe levare la trave dal proprio? E, in ultimo, prendendosi a prestito lo “slogan” che tanto fa fico da quando esso circola sulle labbra dell’attivista Greta Thunberg: “How dare you, sir?”.