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L’editoriale-bonsai / “Recovery f(o)und”. Se sapete pregare, fatelo

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Al quinto giorno di un vertice organizzato e previsto su quattro, i capi di Governo dei 27 Paesi aderenti all’Unione europea hanno trovato un’intesa al ribasso (ma essi parleranno di “mediazione”, e si autoincenseranno con un “Ce l’abbiamo fatta, è stata dura ma ci siamo riusciti”) circa lo strumento finanziario da mettersi in campo per il rilancio dell’economia in soffertissima fase di uscita – sempre che di uscita si tratti – dalla crisi pandemica. È nuovo debito pubblico, nella sostanza, ma debito pubblico concordato, come se dell’onere ciò comportasse un valore “culturale” diverso: in origine erano annunciati 500 miliardi di euro in sovvenzioni e 250 miliardi di euro in prestiti necessariamente onerosi, alla fine è stata accettata una sorta di “50 e 50” (390 e 360 miliardi di euro rispettivamente). Per farla breve: il titolo ad effetto resta per noi “Recovery f(o)und” (vale il “copyleft” del “Giornale del Ticino”), ma non per tutti esso avrà il medesimo significato. Nel caso degli amici italiani, difatti, tale titolo è in corpo armistizio (per la spiegazione, chiedere ad un vecchio tipografo o guardare la foto), mentre sotto sotto sta un sommario in corpo formica (idem) che viene così concepito: “Se avete un santo al quale votarvi, incominciate a pregare”.

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