A Simona Guidicelli Bernasconi, che con pari entusiasmo va sul palco di un teatro e davanti alle telecamere Rsi per dirci se domani dovremo uscire con l’ombrello sotto il braccio destro, non dispiacciono le critiche motivate e sensate: chi abbia buon senso e si trovi sotto esposizione mediatica, del resto, accoglie le osservazioni come suggerimento e coglie le osservazioni come strumento per affinarsi. Altro discorso è quello degli insulti che sul “web” – dicansi le solite piattaforme sociali che si trasformano in coacervo di asocialità – piovono a raffica su “Lady Meteo” ad ogni sua apparizione in abbigliamento particolare, ad esempio quando indossa una certa cintura (vedasi in immagine) o un altro capo in zebrato o in maculato o eventualmente in pitonato; giusto lo sfogo espresso via “Facebook”, c’è chi urla perché “inciterei alla caccia”, c’è chi sbraita perché “dovrei vergognarmi di indossare capi in pelle o di pelo animale”. Parole ed espressioni che la dicono lunga sia sulla povertà mentale dei mittenti, sia sulla loro miopia: vestiti ed accessori sono in stile “animalier”, e dunque ed esclusivamente… tessuti stampati. Ma poi, santa pace: proprio a Simona Guidicelli Bernasconi, che sulla tutela degli animali si è spesa persino in campagne di comunicazione, andate a pensare di poter fare le pulci su questo argomento