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Covid-19, Ticino in “stato di necessità”: chiusi piano-bar, palestre, scuole post-obbligo

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(ULTIMO AGGIORNAMENTO E RIEPILOGO, ORE 21.38) 128 i contagiati, con numeri “un po’ troppo rapidi (nel senso della crescita, ndr) rispetto a quelli che avremmo voluto vedere”; 27 i ricoveri in strutture ospedaliere; 11 i casi in cure intensive; nessun altro decesso (e questa è l’unica buona notizia). Ergo, alzare la soglia della profilassi al massimo livello: dalle ore 24.00 di oggi a fine mese, in Ticino, lotta dura senza paura, sognando il momento in cui tutti avranno sviluppato l’immunità. Proprio mentre dai vertici dell’“Organizzazione mondiale della sanità” (quelli che appena 11 giorni or sono si scandalizzavano di fronte a tale espressione) stava per essere annunciato l’innalzamento a “pandemia” del livello di allarme per la diffusione e per la pericolosità del Covid-19, il Cantone è passato questo pomeriggio allo stadio in cui valgono provvedimenti restrittivi e proattivi dall’incisività quasi massima, con proiezione sino a tutta domenica 29 marzo: restano infatti aperte le scuole dell’obbligo, dove i dati delle assenze – così il riscontro dato dall’autorità politica cantonale – si discosterebbero non molto dall’ordinario (ma, come consta al “Giornale del Ticino”, in vari istituti le presenze si sono in effetti dimezzate, presumibilmente per scelte compiute all’interno delle famiglie. Vibrante, in questo contesto, il dissenso che giunge soprattutto dall’area luganese); i responsabili dei singoli istituti sono diffidati dall’assumere iniziative autonome. Vengono invece chiuse le sedi di formazione scolastica post-obbligatoria, di fatto sulla scia di determinazioni che erano già state assunte in modo autonomo a livello universitario.

Inoltre: imposto il rispetto di norme igieniche (in tutte le attività commerciali, ad esempio, vale anche l’obbligo alla “distanza sociale”), facoltà di richiamo del personale di Protezione civile che non sia ancora stato impiegato in attività di servizio. Ancora: niente eventi sportivi agonistici sia professionistici sia amatoriali laddove siano compresenti più di 50 persone (ciò vale anche per le partite di hockey; nel caso i vertici della Federazione svizzera chiedano che gli incontri abbiano luogo a porte chiuse, la situazione sarà valutata ma con non appellabile diritto di divieto). Per quanto riguarda la ristorazione e le strutture alberghiere, facoltà di prosecuzione dell’attività purché in presenza di un massimo di 50 persone quali ospiti; chiusura, invece, per piano-bar, cinema, palestre, piscine, impianti sciistici, locali notturni, locali a luci rosse, centri per il “fitness” e categorie assimilabili. Massima attenzione alla fascia degli anziani: persone di età superiore ai 65 anni ed appartenenti a gruppi considerati “vulnerabili” (in sostanza, laddove sussista un rischio per la pelle) sono chiaramente invitati a non usare i mezzi pubblici ed a non prendere in carico bambini e minorenni “in genere”.

Come detto, l’emergenza è data sino a domenica 29 marzo: ci aspettano insomma tre settimane da quarantena effettiva. La data è tuttavia da considerarsi provvisoria. Coraggio, e proviamo a proporre un nuovo “hashtag” per tutti: #TesinMolaMiaOlMazz.

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