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Covid-19 in Ticino: altri otto morti, ma sui contagi siamo al picco (pare)

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(ULTIMO AGGIORNAMENTO E RIEPILOGO, ORE 14.37) Diranno anche, all’intorno ossia appena fuori dai confini del Ticino, che la curva tende ad appiattirsi; si vorrebbe anche crederlo, ancorandoci ad una mezza ammissione che giunge in conferenza-stampa dalla voce di Giorgio Merlani medico cantonale e che in verità dice e non dice, del resto siamo in uscita da un “week-end” ed i numeri del fine-settimana sono sempre apparsi distonici. Siamo qui, forse appena oltre il picco, forse ad avvenuto scollinamento, forse sulla prima discesa e la prima discesa è un po’ come quel falsopiano che si trova al Ceneri in direzione di Cadenazzo, insomma bisogna pedalare anche se la prospettiva è al calo; forse, e con i “forse” abbiamo imparato a convivere esattamente come stiamo imparando a convivere con il “Coronavirus”, ché del maledetto si sta parlando. Insomma, partendosi dal fondo e cioè proprio da quel che vien raccontato or ora dalla sala-stampa di Palazzo delle Orsoline in Bellinzona, una luce si è accesa ma non si vorrebbe che fosse soltanto l’effetto di una torcia portatile; siamo al solito sul filo dell’“Attenzione sempre e in ogni caso”, sempre parole di Giorgio Merlani, mascherina certificata e chirurgica che copre naso e bocca, altro richiamo a comportamenti corretti in ispecie quando si acceda a strutture pubbliche, comunità comprese.

Giusto per dire delle residenze per anziani, sul tavolo vien posto un ragguaglio a lungo sollecitato, e le cifre sono da paura: il totale dei soggetti positivi per effetto del Covid-19 quale primaria o concorsuale fonte di affezioni è salito quota 286 unità; 26 in totale sono gli istituti in cui il “Coronavirus” si è manifestato; dall’inizio della pandemia, 61 le persone diventate degenti. Ancora: ad oggi, nel contesto della cosiddetta “seconda ondata”, 32 i decessi riconosciuti in funzione del “Coronavirus” medesimo; e sarebbe notizia incoraggiante se non ci fossero alle spalle altre 151 vittime, dal che emerge una sostanziale impossibilità di considerare incoraggiante codesto nuovo dato sia in chiave aritmetica (l’incidenza è da computarsi sul totale) sia in termini che investono la nostra umanità (nelle case per anziani, ammaestrati come si era dall’esperienza della prima fase, non si sarebbe dovuto far entrare nemmeno un refolo d’aria potenzialmente contaminata).

Ed è di nuovo l’oggi a pesare sulle nostre coscienze: l’oggi, che all’epiteliale evidenza di “soli” 19 ricoveri tra ieri e stamane oppone sì otto dimessi, ma anche e soprattutto otto decessi, sicché il totale delle vittime sale a quota 439. Poi: non si può respirare sino a che sale la cifra dei pazienti ricoverati, e qui sono 349 i letti occupati, di cui 317 in reparto ordinario e 32 in terapia intensiva. Sempre fermi a metà della scorsa settimana i riscontri per quanto riguarda numero dei “test” effettuati (erano stati 1’183 mercoledì 11 novembre, con incidenza di casi positivi nell’ordine del 25.0 per cento). Circa soggetti in isolamento e persone in quarantena, perché un messaggio di incoraggiamento si vuol spendere, diamo retta a Martina Lang responsabile del tracciamento dei contatti in Ticino: sia l’un gruppo sia l’altro si stanno riducendo per entità. Sperémm. In immagine, un momento della conferenza-stampa a Bellinzona.