Settembre giungerà, e porterà forse ad un giro di restrizioni di cui sarà dichiarato il carattere meramente preventivo; poi verrà ottobre, ed ai provvedimenti temporanei sarà data conferma sul medio periodo, melius abundare quam deficere; sotto Natale, crescendo le cifre dei ricoverati in strutture nosocomiali e salendo anche il numero dei degenti in reparti di terapie intensive, si avrà bisogno di un quadro normativo ancora più stringente. Scenario non certo, ma fra i più probabili e come tale esso viene considerato, quello che si profila in Ticino sul fronte Covid-19; ed anche oggi trovansi conferme, purtroppo, nei dati che giungono dall’Ufficio del medico cantonale. Primo fatto, drammatico ed incontrovertibile: altri tre i decessi nell’arco di sette giorni, ovvero 25 nel quadro della sesta ondata e 1’218 dall’inizio del computo. Seconda emergenza: per quanto in calo nella misura del 6.4 per cento rispetto alla settimana precedente, i nuovi contagi sono rimasti alla quarta cifra ovvero 1’079, un’enormità che tuttavia è denuncia anche del sostanziale abbandono delle campagne vaccinali, e persino di una rinuncia politica a sostenerle; nella fase corrente i positivi risultano essere stati 14’293, e nel complesso 165’350.
Non accettabile, ma – e purtroppo – riscontrata negli ospedali è inoltre la consistenza numerica delle degenze: 67, di cui quattro sotto le macchine. Da valutarsi prima con disagio (profondo) e poi con spirito critico anche quanto continua ad emergere dal sistema delle case per anziani: in una settimana, 22 guarigioni dal “Coronavirus” e 22 nuovi casi, saldo effettivo pari ad 11 infetti, sette le strutture ancora colpite.