Scheda secca, scrivere scheda secca, niente preferenze per altri sulla lista del Gran Consiglio – proprio per nessun altro: nemmeno per la Lega dei Ticinesi, che pure è alleata stretta nella corsa alla conferma di Norman Gobbi e di Claudio Zali consiglieri di Stato uscenti – perché dai voti assegnati in “panachage” sarebbero addotti infiniti lutti agli Achei. A chiederlo ed a pretenderlo è Piero Marchesi, presidente dell’Udc Ticino, in una sorta di ultimo appello interno diffuso nelle scorse ore sotto titolo ideologicamente suicidario (“È ora di serrare i ranghi”: sa molto di Leonida e dei suoi 300 alle Termopili, con il tragico finale che si conosce, ma soprattutto è copia conforme di un’esortazione leniniana, ossia “Compito dei bolscevichi è ora di serrare le file”); sostiene infatti Piero Marchesi che è necessario l’evitare “di disperdere voti fuori da queste liste” (quella unitaria per l’Esecutivo e quella udicina per il Legislativo), ne va del “risultato del nostro partito”. Devono aver sostituito Piero Marchesi con un replicante riprogrammato “ad usum Delphini”, negli ultimi tempi, perché ben si ricorda e sulla scorta del ricordo agevolmente si rintracciano fonte (Piero Marchesi stesso sul sito InterNet di Piero Marchesi, quello che risponde all’indirizzo www.pieromarchesi.ch; inconfutabile) e citazione citabile alla data di giovedì 7 maggio 2015, con il presidente di rientro da vacanze a Cuba e ritemprato il giusto per commentare l’esito delle Cantonali appena smaltite senza gloria: “Più di 6’000 persone ci hanno concesso la loro fiducia votando la scheda di partito, e molti hanno votato in “panachage” i vari candidati”. Singolare lettura politica a doppio binario, quella del temporaneo presidente dell’Udc Ticino: “panachage” vietato in uscita ma preteso in entrata…