Uscendo ieri dal Partito democratico per fondare “Italia viva”, e portandosi dietro una trentina di parlamentari almeno, Matteo Renzi già presidente del Consiglio e già segretario dello stesso Pd ha compiuto un’operazione politica in cui non pochi ravvisano un prodromo di ricostituzione della storica Democrazia cristiana, identità figlia del Partito popolare e formalmente dissoltasi or è un quarto di secolo ma il cui simbolo è tuttora circolante e, per quanto da molti rivendicato (innumerevoli le istanze giudiziarie…), riconosciuto come pertinente all’Udc che tuttavia, come sappiamo e dovremmo sapere, nulla ha a che vedere con l’Udc svizzera pur ricalcandone in parte il nome (“Unione dei democratici cristiani e di Centro”), anf anf. Di fatto, il Partito democratico – già prodotto di un’infinità di trasformazioni, di aggregazioni e di dis(ag)gregazioni – si sarebbe scomposto ora in un’anima progressista ed in un’anima conservatrice. Altro che patto elettorale Ppd-Plr, altro che eredi di Rinaldo Simen e di Romeo Manzoni a braccetto con gli epigoni di Gioachimo Respini…