Truffa per mestiere, no. Riciclaggio, addebito in verità mosso a solo uno dei due, nemmeno. L’aver causato un buco stimabile in 24-25 milioni di franchi con operazioni finanziarie incastratesi in un “cul-de-sac” nel ramo immobiliare costa in ogni caso condanne non lievi sia al già amministratore della “M&A property investors Sa” in Lugano sia ad un suo stretto collaboratore: come da sentenza uscita nelle scorse ore dalle Assise criminali in Lugano (Francesca Verda-Chiocchetti presidente della corte). Innegabile la ripetuta appropriazione indebita ergo condanne proporzionali: 56 mesi – dedotti i periodi di carcere preventivo e di pena espiata in anticipo, ché si era alla prese con una mezza ammissione delle responsabilità – al quasi 69enne cittadino italiano che deteneva le leve della struttura e 36 mesi al dipendente, quest’ultimo con beneficio di soli 14 mesi da espiarsi essendo gli altri 22 sottoposti a regime di sospensione. Considerandosi tutti i reati posti in ipotesi, la procuratrice pubblica Chiara Borelli aveva chiesto condanne dai cinque anni e mezzo ai sei anni e mezzo. L’ex-amministratore, in ogni caso, eviterà di essere espulso dalla Svizzera.