(ULTIMO AGGIORNAMENTO, ORE 22.43) I cadaveri di una donna e di un uomo, 44 e 53 anni rispettivamente secondo riscontro dai documenti (identità note alla redazione) ed ex-coniugi – divorzio risalente a poco più di due anni or sono; due figli, maschio di poco inferiore ai 18 anni e femmina maggiorenne – per quanto risulta al “Giornale del Ticino”, sono stati individuati intorno alle ore 13.04 di oggi in territorio comunale di Bellinzona, quartiere Monte Carasso, sull’argine destro del Ticino, dirimpetto alla già “Birreria” in quartiere Carasso ed appena al di qua della carreggiata della A2 direzione nord. Inutili i tentativi di rianimazione effettuati da operatori della “Croce verde” di Bellinzona, che di fatto hanno potuto solo constatare l’avvenuto decesso di entrambe le persone, in via ufficiale indicate come abitanti nel Bellinzonese (“rectius”, in un quartiere di Bellinzona) ed in possesso di passaporto rossocrociato (la donna apparteneva invero alla comunità aramaica, e della stessa origine pare essere stato l’uomo).
Stando alla più probabile ipotesi confermata peraltro da un portavoce del ministero pubblico e della Polcantonale, si tratta di un ginocidio perpetrato dall’uomo che poi si è tolto la vita; non sussiste infatti evidenza dell’intervento di terzi; nessuna indicazione viene fornita circa il ritrovamento di armi da fuoco o da taglio, risultando tuttavia quasi certo l’uso di una pistola da parte dell’uomo. Circa la dinamica dell’accaduto, fonti terze riferiscono che la 44enne – figura tra l’altro nota in quanto operante con un salone di bellezza in quartiere Sementina – stava correndo sull’argine del Ticino in compagnia di un’amica e che l’uomo sarebbe comparso d’improvviso; sempre in linea di ricostruzione tra verità e verosimiglianza, a quel punto l’amica si sarebbe allontanata o sarebbe stata invitata perentoriamente ad allontanarsi; l’amica stessa, a distanza di qualche minuto, si sarebbe insospettita ed avrebbe preso contatto con le forze dell’ordine. Sul posto anche effettivi di Polcantonale, Polcom Bellinzona e “CareTeam Ticino” per il sostegno psicologico ai soggetti coinvolti. Inchiesta sotto coordinamento di Arturo Garzoni, capoprocuratore pubblico.