Home POLITICA A margine / L’irritante tristezza del disonorevole saluto gomitin-gomitino

A margine / L’irritante tristezza del disonorevole saluto gomitin-gomitino

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Esistono modi e modi per il saluto tra persone civili; essi variano, di massima, a dipendenza dei luoghi, della persona che si incontra, del livello cui sia giunto il rapporto (primo contatto, conoscenza acquisita, relazione approfondita, simpatia, stima professionale, amicizia, affetto, e via via a salire e ad allargare). A motivo delle restrizioni igienico-sanitarie funzionali all’evitare contagi da “Coronavirus”, di molte forme dialogiche ci si è dovuti privare, trovandosi ed inventandosi nel contempo qualche alternativa distanzial-prossimale; ad esempio, il tocco del proprio gomito (sollevato ad altezza spalla) con il gomito (in pari guisa) dell’interlocutore.

È una forma, quest’ultima, che necessariamente si situa nel contesto dell’amicizia conclamata. Non ci importa il sapere che a metà marzo, una volta saliti sul palco per un dibattito in vista delle Presidenziali Usa, si diedero di gomito i candidati Joe Biden e Bernie Sanders: sono dello stesso Paese, appartengono alla medesima parrocchia politica, nutrono identiche ambizioni, ed alla sostanza sono due sodali tanto che, meno d’un mese dopo ed appena ritiratosi dalla competizione per fallimento di strategia e per carenza di consenso, Bernie Sanders dichiarò l’“endorsement” ovvero il sostegno al già avversario. Scoccia invece, e fa a cazzotti sia con il “bon ton” sia con il ruolo istituzionale, il gomitino-gomitino che Ignazio Cassis consigliere federale si è scambiato stamane con l’omologo italiano Luigi Di Maio, all’arrivo di quest’ultimo per l’incontro ufficiale poi sviluppatosi in quel di Mendrisio quartiere Ligornetto. Due rappresentanti di due Stati sovrani, ma distinti, e sino a ieri – perché può non piacere ai politici, ma delle loro parole ci si ricorda – non propriamente al miglior tasso di rapporti diretti, si pensi soltanto a quel che Luigi Di Mario affermò circa la Svizzera al solito cinica e non collaborativa nel giorno in cui egli volle unilateralmente dichiarare riaperte le frontiere.

Una cosa è il voler dialogare in modo fruttifero, una cosa è anche il farlo nella miglior condizione di spirito; ma queste sono americanate da ragazzini che si salutano con il “Gimme five” dopo la partitella a basket. A distanza di un metro, con voce chiara e forte, sarebbe semmai stato bello se o l’uno o l’altro avesse detto: “Amico, vorrei davvero abbracciarti, ma la situazione non ce lo consente. Lo faremo appena possibile, da me o a te”. Purtroppo, se non ci arrivano, non ci arrivano.