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A margine / Il senso primario e profondo di “Telefono amico”

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I giornali danno notizie; ma gli amici di “Telefono amico” – e si perdoni la ridondanza – troveranno sempre porte aperte, qui a bottega, anche quando non vi sia una notizia nel senso stretto del termine. Porte aperte, sempre, per il valore intrinseco di quel che essi fanno (0-24, sette giorni su sette, 365 giorni l’anno, in voce e da tempo, in parte cospicua della giornata, anche con una “chatroom” individuale: salvare la pelle al prossimo. Si può discutere di tutto, di quel che nella vita non stia andando e di quel che la testa ti stia raccontando; ma per prima cosa, al “Telefono amico” (per quanto ci riguarda, area Ticino e Grigioni italiano), sono presenti per salvarti la pelle, per trattenerti da un atto di cui non potresti poi pentirti. In questo senso, alla vigilia – dopodomani, giovedì 10 settembre, la celebrazione – della “Giornata mondiale di prevenzione dei suicidi”, ricorre un invito che ci viene sottoposto e che riverberiamo: “Nelle situazioni di crisi acuta occorre un aiuto tempestivo; può essere di grande aiuto, in caso di emergenza, il rivolgersi ad una persona di fiducia, oppure il far capo al proprio medico o al Pronto soccorso dell’ospedale più vicino”.

Non solo: “Ai nostri volontari, che rispondono sulla linea di urgenza “143”, facciamo seguire una formazione specifica al cui interno viene trattato anche il tema del suicidio (…): vogliamo comprendere i sentimenti di chi ci chiama, a questa persona vogliamo mostrare che riconosciamo il suo stare male”. Perché “i volontari hanno una grande possibilità di entrare in empatia: anche se non si riesce a sviluppare un “risultato” risolutivo, per tramite dell’empatia si trasmette vicinnza nel momento del bisogno”. Il tutto sapendosi che, come recita il titolo della campagna di prevenzione in essere, “Un suicidio spezza molte vite”. Quelle di chi, in un momento critico, dice a sé stesso “Non ce la faccio più”, e spesso, quasi sempre quelle di coloro che a tale persona erano contigui, ma forse non pienamente percepiti come “presenti”. Solo per ragguaglio: dell’altr’ieri, in un convegno internazionale proposto all’Uni “La Sapienza” in Roma, l’esito di un’indagine circa l’impatto avuto dalla pandemia coronavirale sulla salute mentale in Italia; “Presumibilmente correlati al Covid-19”, è stato detto, 71 suicidi e 46 tentati suicidi da marzo alla metà dell’estate, assai di più rispetto ai suicidi (44) ai tentati suicidi (42) riscontrati nel corrispondente lasso di tempo del 2019 per quello che era il tema dominante nel periodo, vale a dire la crisi economica. Danni e drammi che trovano causa (o, perlomeno, seria concausa) nell’isolamento sociale, permesso o subito che esso sia.

Pensate, a questo punto, quanto una telefonata possa cambiare le cose.