Temevamo l’idraulico polacco, ad un tempo; forse qualcuno aveva sottostimato il delinquente polacco, annidantesi in mezzo a migliaia di polacchi onesti. Ed è per l’appunto un 27enne polacco con residenza nella nazione di origine il criminale stanato quattro giorni addietro – informativa diffusa solo stamane alla stampa – in quel di Lugano, tentata truffa con l’ultima variante dal vetusto tronco del “falso nipote”: in scena il “falso incidente”, squilla squilla squilla il telefono di casa, da voce ansimante un “Signora signora mi dica è la madre di Tizio”, “Sì certo” è la risposta, “Si metta seduta”, “Ma che cosa è successo?” nel crescendo rossiniano di tensione e di timori, “Purtroppo uno scontro, purtroppo suo figlio sta male, purtroppo non lo ricoverano se non si paga”; “Ma come, è coperto copertissimo dalla Cassa malati”, “No signora resta una quota piuttosto alta in franchigia, qui dobbiamo far intervenire l’elisoccorso”, “Non importa ricoveratelo ditemi dov’è in modo che io possa raggiungerlo”, “Signora servono prima i soldi mandiamo qualcuno a prenderli, se non li ha in casa vada a ritirarli in banca e si faccia trovare pronta”. Schemino facile, solita pressione psicologica, tutto sul filo dei minuti e della soggezione imposta e dell’agitazione incussa. Turlupinature già viste; turlupinature che, purtroppo, a volte riescono.
A volte, ma non questa. Ché la vittima designata dal truffatore, anche in quanto messa sull’avviso da recenti comunicazioni diffuse per esempio dal “Giornale del Ticino”, si dev’esser detta: “Spécia, spécia, barlafüüs, mo’ a ta cônsciôm nümm per san Giôànn”; ergo, chiamata in Pola, l’è inscì e l’è inscià, signora interveniamo al volo. Attività investigativa a due forni, Polcantonale sul campo e Polcom Lugano per il supporto tecnico, e dling-dlong, sono l’incaricato al ritiro dei soldi, contanti vero e c’è tutto vero? C’è tutto sì, risponde il padrone di casa che padrone di casa propriamente non è, la signora non si sente bene, sono io il delegato per consegnare la somma. E magari il truffatore in combutta con altri truffatori a quel punto intuisce che qualcosa sta andando storto, dal suo punto di vista; ma ciao, sei in trappola dal momento stesso in cui hai messo un piede qui dentro, girarsi, manette, ma non provarci neanche con la solfa dell’“Io non c’entro / Mi hanno dato 20 franchi per venire a ritirare un pacchetto / Dovevo solo consegnare il pacchetto al bar dell’angolo / Non conosco nessuno / Anzi non so nemmeno come mi chiamo”; roba scarsa persino per i “rapper” d’accatto, figurarsi se questa potrebbe mai essere una linea difensiva.
Nel caso vi interessino i particolari sul “modus operandi” di questa gentaglia, ecco, sulla pagina InterNet della Polcantonale trovate un bel papiro con appendice di accorgimenti e di raccomandazioni (tutto quel che c’è di legale in materia, diciamo. Per la zona d’ombra tra legalità e non-proprio-illegalità-ma-insomma, e quest’ultima è la condizione che si determina quando prudono le mani, non possiamo venirvi in aiuto per via del rischio dell’istigazione a commettere un reato. Dio ci scampi). Diciamo allora che a carico del 27enne di passaporto polacco figura la tentata e consumata ripetuta truffa aggravata, dal che derivano alcune intuizioni probabilmente già nero su bianco nel “dossier” di inchiesta. Il fascicolo è nelle mani del procuragtore pubblico Roberto Ruggeri.