Correzione di rotta, ieri, a Palazzo delle Orsoline sponda Esecutivo, in materia di utilizzo delle strutture comunitarie per eventi di interesse collettivo or che ci si trova di bel nuovo sotto l’onda d’urto da “Coronavirus”: ridefinito al rialzo il numero massimo degli spettatori, non più cinque (erano 50 sino al provvedimento ultimo) ma 30. Sulla “quota cinque”, per motivi intuibili, la levata di scudi da varie parti: sospeso il cartellone al “Lac” di Lugano, azzerato sino a nuovo ordine il cartellone al “Teatro sociale” di Bellinzona (i cui responsabili, poche ore prima delle comunicazioni dalla sala del Governo cantonale, si erano prodotti in un non fortunatissimo messaggio nel segno del “Non lasciamo la scena al virus”, confermando almeno una parte del calendario di attività: ahi…); irritatissimi (“Limite inaccettabile”) i membri della “Teatri associati scena indipendente-Tasi”; stroncata la “Midnight Stabio”, bloccata sul passo d’avvio la stagione del “Jazz cat club” ad Ascona. Domanda: a questo punto, cioè stante il nuovo quadro normativo e pur sempre dovendosi considerare il rischio di una provvisorietà delle decisioni assunte, qualcuno è disposto a fare un passo indietro e ad offrire di nuovo quei contenuti culturali che diventerebbero, se non patrimonio di un vasto pubblico, almeno segno di testimonianza e di resistenza? Senza obbligo, s’intenda. Ma uno, con atto di coraggio, per dire che non ci stiamo facendo mettere sotto.