Due contagi in più, e diventano 36 dall’inizio del mese di luglio per un totale di 3’365 casi, si incidono nella contabilità da Covid-19 in Ticino sul passaggio da ieri all’alba di oggi e risultando pertanto accertati su fonte sia del medico cantonale sia dello Stato maggiore cantonale di condotta. Non si tratta, ed è il caso di ribadirlo, di una recrudescenza dell’epidemia, ma primariamente dell’esito – diamo qui il compendio di una lunga riflessione pubblicata dall’autorità sanitaria, integrando tale riflessione con elementi di carattere più generale – di comportamenti non ortodossi vuoi nel contesto sociale, vuoi in relazioni all’esterno del territorio ma che comportano un potenziale sviluppo all’interno del medesimo; esempio elementare, persona che parte dal Ticino, resta per breve tempo all’estero e torna in Ticino. Testualmente: “I numeri dei nuovi contagi, ancorché sotto la decina il giorno, indicano alcune tendenze riconducibili in particolare ai contatti fra giovani ed all’accresciuta mobilità delle persone che approfittano della ritrovata possibilità di viaggiare all’estero”; ergo, “nel constatare questo cambiamento”, l’autorità politica cantonale “ha sùbito provveduto ad attuare” provvedimenti più restrittivi rispetto a quelli in vigore nel resto della Svizzera
Di fatto, al fine di far sì che sia recepita dai cittadini “la necessità di continuare a mantenere l’attenzione sulla delicata situazione sanitaria”, il livello di guardia viene alzato di una tacca “anche dal punto di vista della sensibilizzazione”. Per doveroso accertamento, invariata è la cifra (350) dei decessi acclarati; due, da una, diventano le persone per le quali è stato disposto il ricovero in struttura nosocomiale. In Svizzera, nel frattempo, 88 in più i contagiati per un totale di 33’586 persone (fonte Ufficio federale sanità pubblica); 1’686 i deceduti (oltre 1’900, invece, nella rilevazione a suo tempo fornita dai compilatori del portale www.corona-data.ch).