Si inchioda su un decreto di non luogo a procedere l’inchiesta avviata dal ministero pubblico – ed affidata al capoprocuratore Arturo Garzoni – sulle presunte residenze “fittizie” di cui all’oggetto di un’informativa del marzo scorso, latore il granconsigliere Matteo Pronzini (Mps). Al centro dell’attenzione lo “status” di alcune figure di vertice del “Gruppo Kering”, balzato nelle scorse ore agli onori delle cronache per l’annuncio dell’abbandono progressivo della struttura di Sant’Antonino (e del taglio all’unità di Bioggio, mentre rimarrà operativa a pieno regime quella di Cadempino) in linea di delocalizzazione su suolo italiano, 400 i posti di lavoro – quasi tutti di personale frontaliero – che verranno a mancare; assenza di presupposti per ipotizzare un reato penale, in particolare quello di inganno all’autorità secondo articolo 118 della Legge federale sugli stranieri. Motivo: “L’articolo 118 è applicato solo a cittadini terzi, non facenti parte della Comunità europea (…), mentre ai cittadini dell’Unione europea sono applicate le disposizioni” di altro accordo, ossia quello siglato 20 anni or sono tra Berna e Bruxelles, ovvero con gli Stati membri dell’Ue, sulla libera circolazione delle persone. In spiegazione: la verifica della regolarità circa la residenza di cittadini dell’Unione europea, purché essi non ricadano sotto l’elenco delle nazioni per cui vale o valeva un contingentamento, sono da considerarsi solo i termini dell’accordo sulla libera circolazione e degli accordi bilaterali; al netto di tutto, da un’eventuale violazione di tali normative sarebbe semmai derivata una “procedura contravvenzionale”, vale a dire una multa, “di competenza dell’autorità amministrativa”