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Vox populi / A proposito di riempilista, santini e “opinioni” non richieste

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C’è chi sgomita per un ruolo da sindaco, in conferma o in subentro; c’è chi ha ambizioni di potere; c’è chi spende in quantità. E c’è anche chi, per contro, si limita al passaparola ed al mazzetto di biglietti da visita con nome, cognome e numero. Ad una settimana dalle Comunali 2024, qui le sensazioni – e le osservazioni – di un “peone” della politica.

da Alessandro Berta, Maggia

Leggetemi: questo è il messaggio di uno che si è candidato per le Comunali e che, pur gradendo l’eventuale consenso, qui parla non per sollecitare un voto. Leggetemi: sono solo un volenteroso da seconda schiera, uno che si è messo a disposizione con sincera adesione a determinati valori, e non da oggi avendo uno sguardo rivolto alla cosa pubblica; sono solo uno che, nel contesto della sfida elettorale, qualcosa ha osservato.
Ad esempio, che dire della ridondante “comunicazione politica” da parte dei singoli? “Facebook” sotto invasione dei “santini” e degli appelli autocelebrativi; quotidiani cartacei ed “online” (quasi tutti ma non tutti, per la verità) sommersi da “opinioni” che a volte informano, a volte spiegano, ma molto più spesso inquinano soltanto gli spazi; “opinioni”, soprattutto, che raramente sono stati richiesti e che ancor più raramente costituiscono motivo di interesse per il pubblico. Bello, sì, bello sarebbe se in Ticino tutti fossero compartecipi di tutto e dunque ogni tema locale costituisse motivo non dico di interesse, ma almeno di attenzione da un capo all’altro del Cantone, ma è improbabile che una questione di parcheggi a Maggia – parlo del luogo in cui mi sono candidato, nelle file dell’Udc – trovi riverbero già a Cevio o sotto l’Orrido di Ponte Brolla; già per semplici ragioni geografiche, fuori dal territorio comunale nove opinioni ogni 10 sono lettera morta ed inchiostro sprecato. Quanto all’originalità ed alla pertinenza dei temi, la corsa all’originalità porta qualcuno a tesi dalla bislacca arditezza e di cui i lettori cittadini elettori farebbero volentieri a meno, se non per le battute in bettola. Ops: ma è un’… “opinione” (non richiesta) anche questa…

Altro aspetto: il “farsi conoscere”. Una volta coinvolto o propostosi, l’aspirante consigliere da prima esperienza – io corro sperando al massimo di poter portare un mattoncino nel Legislativo – si trova a vivere un’esperienza “verticale”; ardua in contesto locale è la caccia ad una scheda e/o ad un preferenziale, nel caso del Gran Consiglio a volte raccogli anche dove non hai seminato mentre qui, sul terreno del tuo Comune di domicilio, devi prima di tutto far associare il tuo volto – sei parte della comunità, o almeno ti hanno presente, o almeno ti hanno visto in giro – ad un consenso partitico che spesso non è scontato anche perché non è detto che l’amico o il conoscente, per quanto stretto, in politica la pensi proprio come te. Certo: ci sono gli strumenti “tradizionali”, dalla bicchierata agli striscioni ai manifesti ai “santini” ai volantini fatti recapitare in ogni bucalettera; sul reale rapporto costo-benefici, oggi, si potrebbe aprire un’ampia discussione; di gente che entra in conclave da papa e che esce da semplice parroco – parlandosi per metafora – è piena la storia.

Ultima questione: i “lenzuoloni”. Tra candidati veri e di lungo corso, candidati novelli a metà tra ambizione ed entusiasmo e candidati da posteggio con le quattro frecce lampeggianti (insomma, i riempilista), in alcune realtà comunali pare che l’orientarsi sulla scheda richieda un Gps e tanta pazienza. Posso dirlo? Facciamo questo sforzo, prendiamoci quei tre minuti in più per valutare e per scegliere realmente secondo coscienza, a Maggia così come in ogni altro luogo nel quale si voti. Ciò è utile e serve: anche per evitare di dover mugugnare poi, magari davanti ad un Municipio e ad un Legislativo in fotocopia dei precedenti, o quasi.