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Verso le Federali / A Rega’, qui nun ce vo’ ‘na magìa: ce vo’ un miracolo…

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Leggi “Cotti” tra i candidati, ed è immancabile il tuffo al cuore: nella memoria di Flavio, nella memoria di Gianfranco (siamo passatisti? No: siamo riconoscenti a chi ha costruito questo Ticino e questa Svizzera, quale che fosse il suo pensiero); ed è un Cotti ovviamente discendente, linee dirette e linee oblique della grande famiglia il cui nome resta stampato su un frontone di piazza Grande a Locarno di cui Giuseppe – colui di cui trattasi – è peraltro vicesindaco. Ma leggi, soprattutto, Regazzi: Fabio Regazzi imprenditore, Fabio Regazzi alfiere, Fabio Regazzi che i pipidini manderanno in ottobre quale punta di diamante sul doppio fronte, per le Federali. Perché claro que sì, bruciò parecchio quando il seggio agli Stati fu perso, e magari brucia ancora; dall’idea di riprenderlo al riprenderlo corre un oceano, ma guai a non provarci, hanno fatto capire dalla riunione di stasera a Sant’Antonino, di scena il Comitato cantonale invero per mera ratifica di ciò che era stato costruito e deciso; ergo Fabio Regazzi, che a Berna siede dal 2011, si sciropperà l’intera estate a caccia di consenso, dovesse passare alla Camera alta sarebbe uno sconquassino, non dovesse farcela vabbè.

Più che un gioco di prestigio, in effetti, qui serve un miracolo: sai mai che, per quanto rassicurati dal buon esito delle Cantonali dove il non perdere fu una vittoria e come prova del nove si domandi a leghisti e lib-rad e compagni, i neocentristi si ritrovino a far la fine dei musicanti di Brema, che andarono per suonare e furono suonati. Par cioè di capire che, dovendo affrontare una serie di partite a scacchi in simultanea, qui tutti siano disposti a sacrificare qualcosa pur di arrivare al più presto all’arrocco, che è strumento sia di difesa sia d’attacco, senza guardar troppo al comportamento dell’avversario di turno tranne che nel caso dell’Udc, cui Fiorenzo Dadò presidente cantonale attribuisce mire ed ambizioni predatorie su uno dei due seggi degli “azzurri”. Guardate, la si fa proprio schiscia: Fabio Regazzi sarà confermato per il Nazionale e potrebbe arrivare al ballottaggio per gli Stati, no? Okay: in tal caso, sotto attacco – sempre a parere di Fiorenzo Dadò – è il posto lasciato libero da Marco Romano, chiamatosi fuori da tempo e, sussurra qualche malevolo, assai per tempo. Al fare doppietta alla Camera bassa senza ausilio di terzi, come minimo nei termini di un’“entente cordiale”, pochi credono persino all’interno e figurarsi fuori, almeno sino a stasera; sarà però il caso di rilevare se un interesse sapranno suscitare le altre candidature.

Allo schieramento, d’acchito, si riconoscono una forza ed una debolezza che in effetti coincidono, e cioè: il pacchetto nel complesso non è trascendentale per livello di esperienza, eppure ciascuno dei singoli presi “non qualunquemente” gode di una certa consistenza. Già detto di Giuseppe Cotti e di Fabio Regazzi, verso Berna si protendono tre granconsiglieri (Giovanni Berardi, Giorgio Fonio e Sabrina Gendotti) e tre consiglieri comunali (Michele Roncoroni a Mezzovico-Vira, Margot Broggini a Bellinzona e Lorenzo Pianezzi a Lugano); vere e proprie pescate nella “società civile”, dunque, nessuna, per quanto Lorenzo Pianezzi sia più noto quale già direttore della “HotellerieSuisse”, carica appena lasciata dopo un mandato effettivamente sviluppatosi su nove anni. Ed allora, “in cauda venenum”: c’era modo di far meglio? Forse sì, eppure questo sarebbe il succo della selezione cui hanno preso parte all’incirca 50 persone, e non si fa conto di coloro che hanno preferito non correre pur potendo (suvvia, Fiorenzo Dadò stesso sarebbe stato un cardinale in mezzo a parroci e vicari); dal che si deduce che, almeno come serbatoio da cui i membri della “Commissione cerca” hanno potuto attingere, al “Centro” stanno bene. Oggi, perlomeno; ottobre parlerà con parola vera e lingua non biforcuta, augh. In immagine, Fabio Regazzi.