Sergio Morisoli, 56 anni, cattolico liberale di pura fede (nell’una e nell’altra valenza) oltre che consorte di una diretta discendente di Niklaus von Flüe da Flüeli in Ranft (il che non guasta: pare che qui serva un miracolo), capogruppo in Gran Consiglio per l’Unione democratica di Centro dove era confluito in provenienza dalla componente “Area liberale”, è il nuovo coordinatore “pro tempore” della sezione Udc di Bellinzona, schiantata da lotte intestine, da dissapori di taluni con gli alleati leghisti, da una visione non concorde sul progetto del partito (chi lo vuole “omnibus”, chi lo vuole di ritorno su linee da Destra seria e sociale in ancoraggio sulla difesa del ceto medio, chi infine nulla sa se non della difesa della cadrega) ed infine dalle dimissioni in blocco dell’Ufficio presidenziale, un “Non ci sto” maturato formalmente nelle scorse ore ma che testimonia di ruggini tali da aver ridotto la putrella ad un lamierino, se si vuol cogliere almeno l’aspetto dimensionale del problema.
Nessuna indicazione, al momento, circa l’effettivo compito affidato al novello “conducàtor”, che per analogia somatica apicale già qualcuno chiamava Salvo Montalbano e che a questo punto diventa d’obbligo il “commissario Montecarasso”, vivendo egli in quel quartiere: se egli debba agire da pontiere, nel tentativo di ricondurre ad unità o almeno a punto di sintesi le varie anime del partito nella capitale, oppure se il prossimo passo coincida con un punto di svolta e con l’adozione “tout court” della linea ispirata a Piero Marchesi, consigliere nazionale e presidente cantonale, che circa il lavoro svolto negli ultimi mesi ai vertici della sezione Udc di Bellinzona fornisce un giudizio piuttosto netto (“Difficile ed improduttiva conduzione”) e che anzi sembra aver addirittura auspicato l’uscita di scena del blocco già guidato da Ivano De Luigi e completato da Alessandro Torriani, Arturo Burini ed Antonio Micheli (nell’ordine, presidente, vicepresidente1, vicepresidente2 equipollente a vicepresidente1, cassiere). Sta scritto infatti, ed è parola attribuita a voce unica dell’intiera Direttiva cantonale, che “si lavora per ripartire con entusiasmo e serenità”, che le dimissioni sono state accolte e che tali dimissioni “permettono al partito di guardare al futuro con ottimismo, nella ricerca di un nuova squadra” cui spetterà il compito di guidare la sezione. Modalità: un’assemblea straordinaria – sotto regìa di Sergio Morisoli, tuttavia – con il solo obiettivo di nominare l’Ufficio presidenziale “e così rilanciare la sezione”. Perché una necessità sussiste, a detta di Piero Marchesi (quel che esce dall’ufficio-stampa passa da lui, nemmeno una virgola senza avallo): “Tornare a breve ad avere una sezione comunale funzionante, costruttiva e politicamente attiva”, ed ammettiamolo, non è il migliore tra i ringraziamenti che alla precedente gestione si sarebbero potuti rivolgere.
Per inciso: quali saranno i primi interlocutori del neocommissario? I membri della “pars construens” nell’Udc bellinzonese, in sostanza l’area rimasta in ruolo di minoranza silenziosa e nel frattempo coagulatasi attorno allo psichiatra Orlando Del Don (sì, oltre che del miracolo la sezione del partito potrebbe aver bisogno anche di un comodo lettino, possibilmente in stile lecorbusieriano)? E che sarà del nucleo consolidatosi nel tempo – perché tale gruppo, gradito o sgradito che sia, esiste – intorno ad Ivano De Luigi, tra l’altro con il contributo giunto dalla mente di Simona Sassi Ceresola, già presidente della sezione Udc di Lugano e di recente trasferitasi proprio a Bellinzona?