Per logiche di equità sarebbero stati da considerarsi l’organizzazione, l’esperienza e le capacità tecnico-organizzative delle realtà progettuali: tre punti che, nel bando di concorso, sarebbero stati ignorati. Tale il pensiero espresso in fresca sentenza – a riferirne fonti Rsi – dai magistrati del Tribunale amministrativo cantonale circa la progettazione della cosiddetta “Rete tram-treno” del Luganese, intervento di lungo periodo e dal quale taluni si attendono una rivoluzione nel sistema dei trasporti in collegamento dalla frontiera sul Malcantone al comparto del Vedeggio (investimento: oltre 400 milioni di franchi; avvio opere: anno 2022; conclusione opere: 2029; ambizioni: servizio funzionale ai pendolari e garanzia di ecosostenibilità). Ergo, accoglimento di due ricorsi, gara da rifarsi e palla nel campo del Cantone; ai membri dell’Esecutivo in quel del Palazzo delle Orsoline a Bellinzona la facoltà di valutare e, se del caso, di proporre un ricorso ad autorità superiore; al momento, l’avvenire è tuttavia un buco nero in fondo al tram. In immagine, il bozzetto della fermata alle Cappuccine di Lugano.