Sono parole insufficienti, e probabilmente inadeguate, per consolare gli organizzatori e chi, in loro nome, si è speso per settimane e per mesi al fine di garantire all’evento una veste extralusso, tanto di più maturando nel 2020 i tre quarti di secolo dalla prima edizione; ma complimenti per il coraggio, e complimenti per la capacità di adeguamento alla situazione, a coloro che siedono nel Consiglio di fondazione delle “Settimane musicali” di Ascona. Erano stati capaci di abituarci ad un calendario da califfi; per l’anno corrente si erano inventati qualcosa che, se non il meglio del contemporaneo in sala per tipologia di repertorio, al meglio si avvicinava parecchio. Poi arrivò l’epidemia da “Coronavirus”, e giunsero le restrizioni, e si manifestò l’esigenza di incominciare a vivere giorno dopo giorno all’interno di un “tunnel” invaso dal grigiore del fumo dell’incertezza. Eppure essi restano in piedi, e ci resteranno. Cancellare tutto? No. A costo di lavorare sui minimi, sotto i minimi, anche sotto il pelo dell’acqua; a costo di dover ritagliare, e di lavorare in perdita.
L’oggi ed il domani, tuttavia, non si raccontano senza l’ieri. Giorno dopo giorno, in quel periodo, dev’essere stato un gran brutto risvegliarsi ogni mattina: per le date che svanivano, per la progressiva indisponibilità degli artisti (che erano a contratto e che sarebbero venuti di corsa, ma era per loro impossibile il programmare un volo ed una permanenza), per le regole che diventavano via via più problematiche sino a costituire un ostacolo allo svolgimento di ogni attività; colpo decisivo dalle disposizioni federali di fine maggio, oltre che dalle norme fissate nel cosiddetto “concetto di protezione” dell’“Unione teatri svizzeri” e dell’“Associazione svizzera orchestre professionali”. Con il trascorrere del tempo, insomma, un’evidenza si stava materializzando: anche in forza dei criteri di sicurezza da applicarsi a tutela del pubblico e dei professionisti esecutori, lo svolgimento dei concerti “così come previsto” era diventato “impossibile”, ed è un virgolettato da dichiarazione. “Impossibile”, l’aggettivo che un promotore culturale non vuole mai sentire: “Ma in causa sono le dimensioni ridotte dei palchi e la struttura stessa delle due chiese in cui i concerti della rassegna si svolgono”; si pensi, per dire, alle esecuzioni di un complesso sinfonico, che già a condizioni ordinarie viene “compresso” e sfrutta ogni angolo possibile.
E quindi, da che si riparte? Dal messaggio di continuità: “Stiamo per varare un cartellone alternativo, un cartellone in cui sia tenuto conto di ogni particolare dettato dalla nuova situazione” e dalle sue evoluzioni. In linea di massima, un “recital” pianistico, due concerti di musica da camera nella chiesa del “Collegio Bartolomeo Papio” (qui a capienza forzosamente limitata), e magari una “performance” sul lungolago di Ascona, da intendersi come scena aperta. Quattro appuntamenti, rispetto al nulla cosmico, costituirebbero già un motivo di soddisfazione; per tutto il resto bisognerà ragionare nel 2021, “ed abbiamo la ferma volontà di tornare ad una normale programmazione, confidando nella comprensione del pubblico”. Al quale, nel frattempo, sarà stato rimborsato il prezzo dei biglietti acquistati (tra l’altro, prevendita ovviamente sospesa).