Home CRONACA Prometteva amore ma puntava ai soldi: presa. Sospetti su un complice

Prometteva amore ma puntava ai soldi: presa. Sospetti su un complice

359
0

Dietro alla povera e tenera e derelitta studentessa in ambasce perché l’università costa tantissimo sai e i libri e l’affitto della camera ed i materiali sussidiari ed i trasporti e nessuno mi dà una mano tutti mi dicono di aspettare non è vita questa davvero, dietro alla storia lacrimevole e commovente e costruita con sapienti passaggi in cui alla mozione degli affetti si sommavano i singhiozzi, dietro insomma a soggetto ed oggetto stava una truffatrice di quelle che si esercitano professionalmente nel prendere di mira un qualche tizio e nel circuirlo, vuoi con blandizie amichevoli e che magari lasciano intendere la possibilità di andare oltre vuoi con lacrimucce ben spese, e insomma si buttano 10 ami e chissà che qualcuno abbocchi. A molto ma non a tutto aveva tuttavia pensato la truffatrice in questione: sicché qualche giorno fa, dalle parti della stazione Ffs di Bellinzona, tale donna – risultata essere una cittadina italiana con residenza in Italia – fu intercettata e delicatamente prelevata da agenti della Polcantonale. Accusa, cela va sans dire: truffa. Elementi acquisiti, cela va sans dire edizione 2.0: tutto quel che serve a carico della tizia, e parecchio circa il figlio della medesima. Come dite, non vi tornano i conti circa l’età della tizia, nel senso che per ragioni anagrafiche una studentessa università non può essere madre di uno che commetta reati in combutta? Oh, ma quanto siamo ingenui, stasera, noi compresi: la “studentessa” straziata dai debiti e quasi quasi vado a fare la commessa alla “Migros” piuttosto che un’esistenza di stenti com’è questa, ecco, la “studentessa” viaggia sui 64 anni compiuti ed i prossimi denari sul suo conto corrente, in linea di massima, dovrebbero arrivare dai funzionari dell’Inps, ente italiano dalle cui casse escono le pensioni.

Con modalità ancora in fase di approfondimento, ad ogni modo, la donna finita in manette (ed ora scarcerata) aveva imbastito un trucchetto da comunissima “chat” via InterNet, modello “romance scam” cioè ti faccio innamorare di me e tu mi darai quel che voglio; un messaggio qui, una frase sdolcinata là, sul profilo le migliori foto (rubate, all’occorrenza rielaborate) orientate a far ribollire il sangue a qualcuno, per il momento solo amicizia e domani chissà, certo che sei un bel tipo, ma sì che dobbiamo vederci, oh quanto mi piacerebbe uno come te, ma dai figurati se sei libero, oh io sono liberissima ma l’ultimo “boy-friend” mi ha lasciato nel guano e non ti dico altro sennò mi metto a piangere, eh insisteva per andare a vivere insieme ed io, stupida, gli ho dato retta e ho intestato a me il contratto di affitto, poi le cose non sono decollate e mi ritrovo qui a far fatica a tenere in piedi la situazione, non è che hai qualche amico che possa darmi un lavoretto per tirare avanti? Sull’inevitabile “no” come risposta, un oh ma non farci caso ne verrò fuori in qualche modo no non pensarci nemmeno lo so che sarebbe solo un prestito per breve tempo ma mai e poi mai certo capisco come dici per te non è un problema ma ti ringrazio no no e poi no ho una mia dignità vabbè lo so che con la dignità non si mangia e che l’università dovrei sognarmela vero? Beh che io sia messa male te lo può dire chiunque mi conosca, guarda, ti faccio parlare (“parlare” sempre nel senso del contatto informatico, magari un messaggio vocale, ma nulla di che) con mia zia che è venuta a trovarmi ed a portarmi un pasto caldo, poveretta, fa quel che può e le voglio tanto bene, ma non se la passa bene a sua volta. E spunta dal monte la zia provvidente ma non prodiga, eh questa mia brava nipote così sfortunata anche in amore e che adesso proprio non sta a galla io ci provo a darle una mano ma se lei signore che è così buono e tac gioco fatto. Almeno, nella testa della truffatrice in duplice concetto generazionale, nipote e zia in tal modo riunite. Potere della messaggistica istantanea e di una sapiente selezione delle immagini e delle parole, da qui allo spillamento di denaro il passo è o sarebbe breve.

Le difficoltà finanziarie, sulle prime soltanto sussurrate e fumosamente descritte come qualcosa che la tenera ed ingenua studentessa indebitatasi sarebbe stata prima o poi in grado di sistemare, in ultimo diventavano insormontabili se non fosse intervenuto un demiurgo con doti anche da taumaturgo, o un cavaliere bianco senza macchia e senza paura, o uno con il portafogli bello gonfio. Gonfio, quanto? Per mettere a posto le cose e ti giuro ti giuro ti giuro che già dal giorno dopo inizierò a risarcirti e sarò anche tanto carina con te, beh, cough cough errrgh franchi. Ne servirebbero bbrrr urgh mila. 6’000 in verità 7’000 ma devo proprio tirarmi il collo penso che 8’000 mi darebbero ossigeno per un po’ ti ho già detto oggi quanto tu conti nella mia vita, vero? Guarda, se non riesci per 8’000 allora vanno bene anche 7’000 adesso e magari 2’000 fra una settimana, mi è venuta in mente una scadenza che mi era sfuggita e devo dire una volta ancora grazie a mia zia che me l’ha ricordata. Anzi, guarda: magari potete mettervi d’accordo voi per vedervi e per la consegna dei soldi, come ti ho detto sto studiando forte e non alzo la testa dai libri se non per i messaggi con te perché io tengo proprio a te allora fai in modo di vederti con mia zia ma presto, vero? Scopriremo presto, si spera, anche quale fosse in questa vicenda il ruolo del figlio della 64enne, “fortemente indiziato” di avere a sua volta preso parte all’operazione. Lo si beccherà, prima o poi, da qualche parte: è residente all’estero, e forse nei suoi progetti non è così immediata una visita di cortesia al procuratore pubblico Claudio Luraschi, titolare del “dossier”.

Per parte loro, i vertici della Polcantonale approfittano dell’occasione e ricordano quel che dovrebbe essere ben noto, ma noto a tutti non è: “In InterNet si può falsificare tutto, dagli interi profili con elenco di amici alle foto, dai documenti ufficiali ai video, dai giustificativi alle fotocopie di passaporti ai numeri di telefono”. Figurarsi se non si può taroccare un amorazzo “spontaneo” e concepito con finalità di mungitura del malcapitato, figurarsi.