Home SPIRITUALITA' Prega e spera: siamo in Quaresima-bis, la santa Messa resta “off limits”

Prega e spera: siamo in Quaresima-bis, la santa Messa resta “off limits”

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Cosa ormai nota è il gravame dato ai fedeli dall’assenza di liturgia eucaristica compartecipabile “de visu” ed in atti, e ciò a causa del “Coronavirus”. Altrettanto nota è la dispersione plurivoca delle risposte a tale condizione: senza che si vada troppo lontano, al prolungamento del divieto di celebrazioni su suolo tricolore i vertici della Conferenza episcopale italiana reagirono l’altr’ieri sera con toni immiti e tendenti all’acre, arrivando – con discreti argomenti, invero – a contestare all’autorità di governo la violazione della libertà di culto che è costituzionalmente riconosciuta. Su taglio differente e più moderato l’atteggiamento tenuto in sede di Curia luganese, con disposizioni “adattate” per firma di monsignor Nicola Zanini vicario generale ed a questo punto aggiornate sino a tutta domenica 7 giugno ovvero alla mattina del giorno successivo, sicché ad una Quaresima effettivamente preparatoria alla santa Pasqua si aggiungerà una sovrabbondante Quaresima-bis non contemplata: rimane infatti esclusa la santa Messa in presenza di popolo all’interno dei luoghi di culto, con dispensa dal precetto festivo, e sospesa resta ogni attività parrocchiale dalla catechesi ai percorsi di formazione verso la Prima comunione e verso la Cresima oltre alle colonie diurne ed agli oratori; le chiese, invece, rimangono aperte (per la verità, da riscontro effettuato tra lunedì e ieri, non poche le porte sigillate…) per la preghiera personale, con obbligo di rispetto delle norme di igiene e di “distanziamento sociale” stabilite dall’autorità civile.

Muta inoltre (e si permetta: questo è segno di primaria umanità verso il defunto e verso le persone a lui vicine) la conduzione dell’atto di congedo dai nostri cari. Nel caso di decessi non legati al Covid-19, consentiti i funerali in chiesa ma senza celebrazione dell’Eucarestia, seguendosi il “Rito delle esequie”. Consentita la partecipazione alle persone facenti parte della cerchia familiare; nessuna prescrizione – fatte salve le norme di “distanziamento sociale” e di igiene – circa il numero delle persone partecipanti; ai responsabili delle cerimonie la raccomandazione di stabilire e di comunicare la massima capienza consentita, al fine di garantire il rispetto delle regole; in linea di massima, vale uno spazio di quattro metri quadrati per ciascun individuo. Qualora si opti per la sepoltura, momento di preghiera in chiesa o al cimitero, con facoltà di partecipazione estesa alla cerchia familiare del morto; in caso di cremazione, momento di preghiera al tempio crematorio, sempre con la stessa facoltà di partecipazione ma in base alle indicazioni che saranno fornite dai responsabili della struttura; laddove gli spazi e/o le condizioni ambientali non consentano un accesso, sia scelto un momento di preghiera al cimitero quando vengono sepolte o deposte le ceneri del defunto. Sospese, per contro, le veglie funebri e la recita del Rosario con convocazione pubblica nella casa del defunto o nella camera mortuaria; raccomandato, per contro, un momento di preghiera da parte dei congiunti in presenza del parroco o di un sacerdote della parrocchia. Più semplice la definizione nel caso dei decessi dichiarati a causa del “Coronavirus”: di norma, commiato direttamente al cimitero, nel rispetto delle note regole.

Due note per quanto riguarda altri aspetti della vita di fede. Il primo, essenziale per l’anima e tanto più “carico” per la mente in periodi nei quali il confronto ed il dialogo si sono giocoforza rarefatti: sacramento della confessione amministrabile solo in spazi adeguati, e ferma la riservatezza del sacramento; non impossibile, dunque, ed è importante che i sacerdoti si rendano in tal senso “visibili”. Il secondo, che muove il cuore e le lacrime: quando stia per vivere gli ultimi momenti dell’esistenza terrena, un cristiano ha il diritto di ricevere conforto; nell’ampio ventaglio di situazioni possibili – si pensi in ispecie alla condizione di quanti sono ospiti di una casa per anziani o di una struttura di cura – bene è allora se al sacerdote viene accordato l’accesso per l’amministrazione dell’estrema unzione e/o del viatico (facoltà che tuttavia, come sta scritto, è data a discrezione dei responsabili della struttura); da rispettarsi in modo scrupoloso ogni disposizione del personale curante, d’obbligo anche l’uso dei dispositivi individuali di protezione.