La consapevolezza dei successi conseguiti negli ultimi 12 anni, quelli in cui Norman Gobbi si è trovato incidentalmente alla guida del Dipartimento cantonale istituzioni, e la proiezione su aspetti funzionali, tecnici e programmatici per scenari dalla sostanza nota ma dai contorni sfumati, in ispecie con riferimento a fenomeni sempre più “tecnologici” e dalla crescente complessità nell’organizzazione delle attività criminali, al centro del rapporto di corpo della Polcantonale, appuntamento con cadenza annuale e che si è concentrato giorni addietro negli ambienti del “Centro cantonale Protezione civile” in Monteceneri frazione Rivera.
Evidenza primaria: in presenza di quasi 360’000 abitanti cui si aggiungono ogni giorno circa 80’000 frontalieri e – in stagioni turistiche – una media di 40’000 presenze quotidiane sull’arco di cinque-sei mesi, e stante l’esigenza di gestire sia i flussi veicolari dal cuore dell’Europa al Norditalia sia la pressione migratoria dall’Italia verso il cuore dell’Europa, “imprescindibile” è la dotazione di risorse umane e di mezzi che garantiscano ai ticinesi la massima sicurezza; organici al momento all’altezza sia in Polcantonale sia nelle Polcom e nelle Polintercom, imponendosi tuttavia “un’ottimizzazione delle risorse per contenere i costi”, preservandosi ad ogni modo “efficacia, qualità della sicurezza pubblica e ricerca di una maggiore efficienza” anche a livello strategico, finalità l’“evitare doppioni e spese pubbliche maggiori tra Cantone e Comuni”. E qui il bivio: sistema duale affinato, come ad oggi, o unico corpo di polizia, nodo gordiano pertinente alla politica ma che – come si intuisce da messaggi di varia natura e dall’ancora più varia provenienza – non potrà non fondarsi su un significativo consenso.