Magari c’è anche qualcosa di buono al fondo delle rivendicazioni degli ex-molinari ed ex-macellari; magari, si sottolinea, perché ogni eventuale proposito degno di attenzione annega regolarmente sotto sugo acido. Il sugo acido delle azioni illegali (ultima in ordine di tempo, l’occupazione dell’ex-“Mercatino Caritas” a Lugano, sedime e stabile di proprietà della “Fondazione Antonia Vanoni”; vedasi ieri in cronaca); il sugo acido delle affermazioni aggressive ed offensive (a margine dell’occupazione, i vertici della fondazione di cui sopra sono stati tacciati di essere “segregazionisti baciapile”. Di solito, prima di scrivere insulsaggini, si impara a leggere e si studia); il sugo acido della prosopopea con cui qualcuno si erge a metro di giudizio sulla società e sui suoi attori e distribuisce patenti, sicché tu sei un repressore e tu sei un fazioso e tu sei uno xenofobo e tutti insieme state complottando a danno nostro, et cetera.
A costoro, convinti di costituire l’unico bastione di libertà – ancorché privo di legittimità territoriale – nell’Occidente dominato, si domanda: che cosa vorreste intendere – oh, l’avete scritto voi nel papello stile Samizdat fuori tempo massimo – con la dichiarazione di sostegno a “chi mette a repentaglio la propria vita opponendosi al 41-bis”? Tradotto: noi abbiamo una conoscenza almeno generale circa i contenuti delll’articolo 41-bis (regime duro per terrorismo, mafia, eversione, prostituzione minorile, tratta di esseri umani, violenze sessuali di gruppo ed altre amenità), ma sappiamo anche che l’articolo 41-bis sta nel Codice penale di Tricoloria e non in quello svizzero; a voi, ex-macellari ed ex-molinari di Lugano, risulta almeno il fatto di trovarvi nella Confederazione elvetica, o anche questa minuzia vi è sfuggita? Mica che la prossima volta vi càpiti di partire lancia in resta per puntare sulla spiaggia di Caprino in Oltrelago e che vi troviate ad occupare Campione d’Italia, ecco, con il rischio di scatenare una crisi sul confine. Anzi, ora che ci pensiamo: fatelo.
Post scriptum – Dopo ricognizione sul posto, i vertici della “Fondazione Antonia Vanoni” hanno reso pubbliche alcune immagini dell’area e dei locali presi d’assalto dai “pacifici” ex-molinari ed ex-macellari; il solito corollario di vernice “spray”, di finestre rotte, di suppellettili scagliate qua e là, in sostanza l’incuria ed il danneggiamento dell’altrui proprietà quali strumenti per attestare l’avvenuta – ancorché temporanea – presa di possesso. Il cervello, questo sconosciuto.