In data assai prossima di cui non diciamo, ed in luogo ticinese che non precisiamo, avrà luogo la presentazione di un libro. Dalla scheda di invito apprendiamo che l’autrice “sarà disponibile ad un confronto e ad un’interazione con il pubblico presente in sala” (ohi, quanta e quale degnazione: nientemeno che “disponibile”). Di più, chi voglia potrà prendere parte alla “Cena con l’autore” (ops, già mutato il sesso, nel volgere di tre righe), proposta ovviamente “esclusiva” ed anzi qualificata come “speciale standing dinner” (insomma, si mangia all’impiedi; tutti i virgolettati sono da citazione) durante la quale la scrittrice “si intratterrà con tutti gli ospiti” (ahò, esclusivi ed inclusivi nello stesso tempo. Al prezzo di 70 franchi pro quota cranica, il minimo che si possa pretendere è almeno un “Ciao”).
Nelle 15 righe scarse di lancio dell’appuntamento, inevitabile il peana elevato a nobilitare l’autrice di cui trattasi e per la quale viene speso nientemeno che il titolo di “regina italiana del thriller” (e qui s’impone il conferimento d’ufficio del “Premio san Modestino” alla carriera); concetto, quest’ultimo, che ci fa capire quanta voglia di monarchia debba albergare in Italia, se è vero che l’identica espressione è utilizzata per almeno quattro altre scrittrici dei nostri tempi (fatevi un giro su “Google”: spunteranno i nomi di Paola Barbato, Elisabetta Cametti, Diana Lama ed Ilaria Tuti) ma non per colei che con cotale “allure” giungerà ad illuminarci ed a permetterci di vederla, di ascoltarla e persino di interagire con lei, ma non prima che colei in persona ci abbia inebriato distillando stille della sua ultima opera. “Svelerà alcuni estratti”, l’autrice, e non stiamo più nella pelle per la tensione: adrenalina pura, chissà quali sorprese ci saranno riservate da queste folate di letteratura al cui confronto Michael Connelly nasconditi e John Grisham scànsati proprio. In fondo, qui viene presentato un libro che è sugli scaffali delle librerie – e magari lì è restato – dall’ottobre 2021, ma sì, quasi due anni, pensate, c’era l’“Expo” a Dubai ed in Germania la tetragona statista Angela Merkel aveva appena detto di averne abbastanza.
E via: non si poteva dire semplicemente che la gentil signora Marina Di Guardo (ops, ci è scappato) ha preso in affitto una sala di Villa Negroni a Vezia (ops, ci è scappato) per darsi una lustrata (ops, questa è una cattiveria), potendosi permettere ciò (ops, questa è una malignità gratuita) anche perché madre e timoniera delle fortune mediatiche di tale Chiara Ferragni? Magari, per l’indubbio privilegio d’un contatto sia pur visivo, qualcuno abbocca e finisce per sganciare i 70 franchi…