(ULTIMO AGGIORNAMENTO E RIEPILOGO, ORE 0.09) Un neurochirurgo operante alla “Clinica ars medica”, come riferito nell’edizione del “Caffè” di ieri e solo in tarda serata confermato da fonti dello “Swiss medical network” di cui la realtà sanitaria di Gravesano fa parte, è sotto inchiesta penale (lesioni gravi intenzionali e truffa alle assicurazioni gli addebiti principali) in ragione dell’aver presumibilmente effettuato operazioni non corrispondenti a quanto dichiarato, o di non averle effettuate del tutto. Gli interventi avrebbero avuto luogo in tempi recenti, tra il 2018 e l’anno corrente.
Il neurochirurgo, la cui identità è a questo punto nota sia in àmbito sanitario sia nelle redazioni dei giornali, è stato sospeso in via “temporanea e precauzionale (…) dalle attività operatorie”, il che non equivale propriamente ad un congelamento della presenza e dell’attività effettiva in seno alla clinica, “fino a chiarimento dei fatti”; risulta peraltro, per ammissione dello stesso Fabio Rezzonico direttore della “Ars medica”, che vari pazienti del medico sarebbero stati sottoposti ad interventi, secondo pianificazione, nel corso delle prossime settimane. Ministero pubblico e medico cantonale, ad avviso dei vertici della clinica, avrebbero sino ad ora fornito informazioni non sufficienti per consentire una stima della “gravità delle accuse”, nessuna delle quali viene ammessa né implicitamente né esplicitamente da un lato perché i particolari “emersi dalla stampa domenicale” sarebbero stati “finora non noti alla clinica” risultando essi “ancora oggetto di indagine”; per di più, e come sempre più spesso accade di leggere nelle prese di posizione “ex post”, “quanto affermato dalla stampa” sarebbe “ancora da accertarsi”. E questo debba bastare al pubblico ed ai pazienti, perché dalla “Ars medica” non usciranno altre informazioni “sino a che la magistratura non avrà concluso il suo corso”.