Mai avrebbe immaginato che i suoi ultimi mesi da direttore dell’azienda sarebbero stati inquinati da uno scandalo, mai; e per di più uno scandalo che si nutre del torbido da “mobbing”, molestie psicologiche e molestie sessuali, quanto di peggio vi possa essere all’interno di una realtà primaria nel mondo della comunicazione ovvero di quell’àmbito che, oltre che sulla veridicità e sull’equità nell’informazione, sulle battaglie per la parità di trattamento, per la parità di genere e per la difesa dei diritti di ogni soggetto incardina la missione sociale e, quindi, una consistente fetta del rapporto con il pubblico. Dalla tolda Rsi, Maurizio Canetta reprime a fatica il furore e l’irritazione per la tempesta che di ora in ora monta e si abbatte su Comano e su Besso, cose che manco lo storicamente anonimo estensore del “Terrario” mattiniero avrebbe osato immaginare pur nella sua conoscenza profonda degli accadimenti; furore ed irritazione cui, da perno dell’impresa editoriale, è proprio Maurizio Canetta a dar séguito promettendo e garantendo il massimo rigore. Massimo rigore, innanzi tutto, nell’esame delle 32 informative – le si chiami come si vuole: equivalgono a 32 esposti, e 32 esposti equivalgono a 32 denunzie – già pervenute al sito InterNet del “Sindacato svizzero mass-media” sezione Ticino e che aprono uno squarcio su episodiche ancorché squallide vicende (ipotesi migliore) e su un malessere di fondo (ipotesi peggiore) nel macrocosmo Rsi. Le informative formeranno infatti oggetto – e questa è la notizia di giornata – di indagine con affidamento di ogni materiale raccolto ad un’istanza esterna ed indipendente; duplice l’intento, ossia la verifica del fondamento di ciascun caso e la determinazione della catena delle responsabilità.
Niente remore, niente pietà – Sulla falsariga dell’“Andremo sino in fondo”, che qui è dicitura riassuntiva e non virgolettato, Maurizio Canetta è un fiume in piena: via, “Sarebbe di troppo anche un caso soltanto”, e qui si viaggia invece a palate su palate, con accenni e con accenti svarianti per intensità e per campo di definizione; si sta poi parlando di testimonianze date “da colleghe e colleghi, parliamo di persone che soffrono, parliamo di persone che hanno subito o che subiscono”. Situazioni “non ammissibili, non solo in Rsi, ma nella società”: di esse “non siamo a conoscenza”, ma ciascun caso “vogliamo assolutamente ed al più presto chiarire ed affrontare, in accordo con il Consiglio di amministrazione e con il direttore generale della Ssr, nel rispetto delle regole di “governance” della Ssr”. Auspicata una diretta collaborazione con i responsabili del sindacato, ai quali viene lanciato l’invito a condividere tra l’altro l’individuazione della premenzionata autorità esterna di indagine; le parole più importanti (“Trasparenza, imparzialità, confidenzialità e protezione”) vanno tuttavia ai collaboratori ed alle collaboratrici dell’azienda.
Tutela ad ogni livello – Ed ancora “piena trasparenza” richiamano i responsabili della comunicazione d’impresa in Rsi: “Piena trasparenza nella presa a carico, piena trasparenza nella gestione, piena trasparenza nell’approfondimento” di ogni singolo caso. Detto del fatto che con il mandato all’istanza esterna sarà assicurata “totale ed assoluta confidenzialità”, tanto che nessuno, né in quota Rsi né in quota Ssm, potrà “avere accesso alle testimonianze o a qualsiasi altro elemento” sia stato o sarà raccolto nel contesto delle indagini, definita anche una sorta di “road map” a tappe forzate: i risultati dell’inchiesta saranno consegnati alla direzione Rsi e verranno condivisi con il sindacato, la direzione Rsi effettuerà una valutazione e stabilirà quali provvedimenti adottare. Nel caso infine consti il diretto coinvolgimento di dirigenti della Rsi, a definire gli interventi sanzionatori saranno figure nominate dal direttore generale o da coloro che siedono nel Consiglio di amministrazione della Ssr.