Credeva di essere una Margaret Thatcher nata Roberts. Ma una Margaret Thatcher nata Roberts, quale che fosse stato l’esito della consultazione alle urne, avrebbe saputo gestire un caso spinoso qual è quello della “Brexit”; operazione non riuscita a Theresa Mary May nata Brasier, la cui esperienza da primo ministro britannico si è chiusa stamane – uscita effettiva dai ruoli a decorrere da venerdì 7 giugno, due settimane da oggi – sulle dimissioni per l’impossibilità di trovare una quadratura nel negoziato tra Londra e Bruxelles sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, uscita decretata in “referendum” nel giugno 2016 (51.89 contro 48.11 per cento). Theresa May, prossima ai 63 anni, a suo tempo schieratasi per il “remain” cioè contro l’obiettivo dei referendisti, lascerà quasi in contemporanea anche la guida del Partito conservatore. In cauda venenum: “Affido la realizzazione della “Brexit” al mio successore”. Realizzazione, a dirsi il vero, a scenari fumosi e sui quali grava anche lo spettro di un nuovo “referendum”, stante anche l’assenza di una maggioranza propria dei “Tory” in Parlamento. In immagine, Theresa Mary May Brasier.