Da un’ora prima dell’alba l’ex-“Macello” di viale Cassarate a Lugano è un po’ più “ex”: perché sgomberato dagli autogestiti costituitisi sotto la bandiera del “Csoa il Molino”, sull’intervento delle forze dell’ordine come riferito ieri in cronaca; e perché parzialmente ridotto in macerie, sull’azione delle ruspe che nella notte hanno abbattuto una parte degli edifici, di fatto rendendo inutilizzabile ed inaccessibile il sedime che era stato concesso nel 2002 con una convenzione su base annuale e tacitamente rinnovata (ma in ultimo disdetta). Seguendo precise indicazioni, essendo da preservarsi parte degli stabili che godono di protezione in quanto beni culturali, gli operatori con i mezzi meccanici sono entrati in azione intorno alle ore 2.00, una volta che dall’area e dalle strade limitrofe erano stati allontanati gli “irriducibili” – o aspiranti tali – della manifestazione di protesta avviatasi nel primo pomeriggio di ieri dalla zona tra piazza Della Riforma e piazza Alessandro Manzoni e degenerata tra l’altro in un atto di pura violenza qual è stata l’occupazione di immobile e pertinenze dell’ex-“Istituto Antonia Vanoni”.
Proprio in séguito all’inattesa ma non casuale occupazione della struttura di via Rinaldo Simen, quartiere Molino Nuovo, a distanza di 800 metri dall’ex-“Macello”, l’autorità politica comunale ha optato per un intervento risolutivo e la cui natura era stata prefigurata ancora in una nota di giovedì 8 aprile: essendo stata disdetta la convenzione, ed in forza anche del progetto di riqualificazione del sedime, il lunedì successivo sarebbe infatti scaduto il termine a suo tempo assegnato per l’uscita dagli spazi di viale Cassarate 8; in caso di mancata esecuzione di quanto disposto, con regolare diffida sarebbe stato fissato “un ultimo breve termine per lo sgombero prima dell’esecuzione d’ufficio”. Esecuzione infine giunta, per quanto non prevista propriamente in questa data, in contesto per certi versi surreale: andati all’attacco e probabilmente galvanizzatisi per la subitanea espugnazione di un immobile non presidiato (il citato “Istituto Antonia Vanoni”, già centro di educazione minorile), ben presto gli occupanti sono stati fatti sloggiare da qui e nel frattempo hanno scoperto di aver perso il caposaldo gestito, tra alti e bassi, per quasi quattro lustri. Ora, un futuro incerto: dal Municipio l’offerta di una soluzione pratica ed alternativa, sempre su territorio comunale, credibile l’ipotesi di una collocazione al Piano della Stampa; l’offerta verrà tuttavia o respinta, o declinata, o nemmeno presa in considerazione.