Quel che si dice il dar spazio e tempo agli inquirenti, non sia mai che tirando un filo dall’episodio singolo si arrivi a scucire una maglia scoprendosi, per incominciare, che propriamente unico quell’episodio non era, e che vi fu almeno un altro caso dello stesso genere e, come tale, penalmente perseguibile. Nuovi addebiti si profilano a carico dei soggetti tratti in arresto or è un paio di settimane per la rapina perpetrata nella sera di venerdì 28 agosto in via Emilio Bossi a Lugano, quando due giovani vennero presi di mira e depredati dei portafogli (ma, e come si ricorderà, subitaneo e risolutivo fu l’intervento delle forze dell’ordine; a breve distanza di tempo ebbe luogo il fermo di due fiancheggiatrici): di una seconda vicenda dello stesso tipo parlano stamane dal ministero pubblico, sulla scorta di accertamenti esperiti, sempre Lugano il fulcro, area dell’aggressione il “Quartiere Maghetti”, in questo caso due minorenni le vittime, identico l’esito. Fra le contestazioni già mosse con riferimento alla prima rapina, secondo quanto figura nel “dossier” di Nicola Respini sostituto procuratore generale, figurano reati quali rapina, contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti, entrata illegale e soggiorno illegale.
Raccolta di informazioni tuttora in corso: sussiste l’ipotesi secondo cui gli stessi autori avrebbero messo a segno altre rapine, eventualmente con la complicità di terzi non ancora individuati, e da qui l’appello a quanti, pur non avendo sino ad ora presentato denuncia, siano stati al centro delle “attenzioni” di quel gruppo di delinquenti. Vale anche – precisano da via Pretorio in Lugano – per situazioni rimaste allo stato di tentativo o di mero approccio a distanza. Una chiamata al centralino della Polcantonale (telefono 0848.255555), in tal senso, male non può fare.