Argomento confinario di qualche interesse anche per il Ticino, stanti le contiguità geografica e storica oltre che l’ormai cronica curiosità circa l’evolversi dei lavori testimoniati da una gru in pluriennale stasi, è l’avvenuta ripresa dei lavori di recupero e di restauro dei Castelli di Cannero sull’isola verbanese invero pertinente, dal punto di vista amministrativo, alla frontaliera Cannobio anziché a Cannero. Al tema, in ripresa da comunicazioni ufficiali che giungono dalla famiglia Borromeo proprietaria delle strutture, viene dedicato in questi giorni un giusto spazio sotto varie testate giornalistiche limitrofe: ahinoi, con una lettura piuttosto riduttiva del ruolo che la famiglia Borromeo (romana per origine, indi insediatasi in Toscana, infine prospera soprattutto sull’irraggiamento da Milano) ebbe ed ha avuto. I Castelli di Cannero, difatti, sarebbero qualcosa di simile ai ruderi dell’Orto botanico nei “Ragazzi della via Pàl” e null’altro che un mezzo posticcio da abbondante Secondo dopoguerra: “Mezzo secolo di vita compiuto nel 2019”, scrive un collega forse distratto dalla canicola. Facciamo che sia mezzo millennio, dai: dei Borromeo tutto si può dire, fuorché che siano “parvenu” nei libri mastri della nobiltà…