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Livorno calcio, spunta da Massagno un nome per la nuova proprietà

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In tempi di grande confusione sotto il cielo per quanto riguarda la sbandierata-probabile-possibile-teorica-piùsìcheno-piùnochesì acquisizione della maggioranza delle quote in seno al “Football club Lugano”, il nome di un imprenditore italiano con domicilio a Massagno – distanza chilometri 2.3 dallo stadio di Cornaredo, toh – balza alla ribalta nella parimenti sbandierata-probabile-possibile-teorica-piùsìcheno-piùnochesì acquisizione della maggioranza delle quote in seno all’“Associazione sportiva Livorno calcio”, in breve il Livorno. Corrisponde a Walter Tisone, titolare e referente di società operanti nella fornitura di architetture informatiche per àmbiti quali sanità e sicurezza “in primis”, il profilo stagliatosi all’orizzonte, dapprima con il lieve condimento dei sussurri ma con maggior vigore fra iersera sul tardino – merito di un collega dell’agenzia “Amaranta.it” andato in apnea a scandagliare i fondali – e stamane sul prestino, giunto a scaldare i cuori dei “supporter” labronici. I quali sono gente buona e brava e disposta a seguire la squadra anche se questa fosse relegata a dover disputare il torneo della parrocchia o della sezione del partito, volendosi far perno sul prevalente orientamento politico della tifoseria, ma restano poco avvezzi ed ancor meno disposti a farsi menare per il naso.

Chi sia Walter Tisone è presto detto, almeno sulla scorta delle risultanze compulsabili: in Ticino, due presenze a Registro di commercio con la “Csw international Sa” e con la “Rsl leder Sa”, entrambe acquartierate per domicilio su una fiduciaria da “crème de la crème” di via Guglielmo Marconi; in Italia, il saldo controllo del timone della “Codin SpA” con sede in Roma e che nell’autodescrizione è proposta come fornitrice di soluzioni “software” innovative e “presente sul mercato Ict (cioè delle tecnologie per informazione e comunicazione, ndr) dal 1986”. Un anticipatore ed uno che ha saputo cavalcare l’onda, dunque, Walter Tisone, la cui “Codin SpA” si è via via arricchita di certificazioni e che si rivolge tanto ai privati quanto alle pubbliche amministrazioni; nel portafoglio dei clienti, per stare al sodo, anche enti governativi dal profilo primario, ministeri non esclusi. Non manca un impegno sociale, con la “Fondazione Foedus”. Che cosa tuttavia possa avere a che vedere codesto imprenditore con il calcio a Livorno non si sa di preciso: l’interesse sarebbe stato suscitato per l’appunto da Guido Presta, per contatti propri, fors’anche alla luce di relazioni professionali extrasportive.

Un nome ed un cognome, ad ogni buon conto, sono punto fermo ed ispirano tracce di fiducia, anche per via del fatto che or è una dozzina di giorni s’ebbe l’annuncio del “Siamo già all’accordo verbale, manca solo il nero su bianco” dalla viva voce di Guido Presta vicepresidente della società; poi, in quel di Genova, vi sarebbe stato un primo incontro a gambe sotto la tavola, buon cibo ed ancor migliori intendimenti manifestati, rappresentando Guido Presta la totalità delle quote societarie o almeno il 90 per cento ed arrivandosi ad una definizione di massima, con il consenso di Aldo Spinelli già “patron” e già presidente e tuttora socio (aspettate, qui potrebbe starci l’inghippo); ieri, ancora a Genova e meglio nelle sale dell’aeroporto “Cristoforo Colombo”, appuntamento effettivo al quale Walter Tisone si è presentato con tanto di avvocati per la sua parte e con la stilografica carica per le prime firme. Poi, boh, qualcosa sarebbe girato in modo inatteso, e la situazione sarebbe stata cristalilzzata all’incirca sul “Risentiamoci”, che a mutevole uzzolo dei venti è di volta in volta un incoraggiante “Ok, confrontiamo le posizioni e ne riparliamo domani” o un “Vedremo a bocce ferme” ma anche un “Grazie, ci saranno altre occasioni”. Gli è che, in nome della società e presumibilmente a fianco di Guido Presta, c’era proprio Aldo Spinelli, formalmente proprietario del solo 10 per cento delle quote ma – e questa è sensazione confermata da più fonti a Livorno – pur sempre il “grand commis”, cioè l’uomo senza il cui “placet” nulla si fa. Ed anche l’uomo che, forse, effettivamente detiene il vero ed unico controllo, perché le quote e le azioni si contano, certo, ma soprattutto si pesano.

In ogni trattativa di questo genere, per solido, due sono i nodi: soldi per il passaggio di proprietà, e copertura del pregresso. Forse Walter Tisone era disposto a rilevare il Livorno – e per il 90 per cento delle quote, che è poi la disponibilità effettiva all’împronta, con parte residua che transitoriamente sarebbe gestita o detenuta da Guido Presta – pagando una certa cifra ma considerando i debiti come onere pertinente alla vecchia proprietà; forse nei tempi tecnici del passaggio di mano non sono emerse con chiarezza le esigenze di liquidità nell’immediato, anche sussistendo ipotesi di ripescaggio della squadra nella categoria superiore ovvero quella di provenienza. O forse è stato detto che non vi è corsia preferenziale per Walter Tisone, essendo in effetti state condotte trattative (se esse siano defunte o ancora in piedi è altro paio di maniche) con almeno due altri soggetti. Abbiamo anche qui i nomi, nessuno sembra rilevante per il Ticino o per la Svizzera, ergo si soprassiede.

Tutto tema del divenire, in una situazione magmatica e che mette a disagio un po’ tutti gli attori, dovendosi sempre presumere la buona fede di ciascuno (ma, a rigore di cronache, si ha ormai ragione di dubitare della trasparenza di qualcuno). In ballo, prima ancora che una società onusta di gloria e di storia (1915 l’anno di nascita peraltro sulla fusione tra due realtà preesistenti rispettivamente dal 1905 e dal 1906; vari alti e bassi, ripetute oscillazioni tra serie B e serie A, da sciagura gli ultimi due campionati con doppia retrocessione dalla serie B alla serie D), c’è una piazza e c’è una città. Voci attendibili sussurrano: discorso ancora aperto, questo pomeriggio un secondo “round” in teleconferenza. Voci ancor più attendibili dicono: Walter Tisone, proprio oggi, uscirà allo scoperto con un comunicato-stampa che dovrebbe dare risposte a tre interrogativi: a) se egli sia davvero (ed ancora) in gioco; b) se, in caso affermativo al precedente punto, egli rappresenti sé stesso o abbia agito o stia agendo insieme con qualche “partner”; c) se tutto questo – si perdoni la franchezza, ma alcuni precedenti sull’asse Livorno-Svizzera sono da enciclopedia del “Come scherzare sulla pelle altrui” – non sia un “bluff” o una foglia di fico.

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