Trova finalmente eco ai massimi livelli dell’editoria nazionale, e nelle ultime ore anche per voce di Patrick Vallélian direttore di “Sept.ch” che è una piattaforma informativa romanda promotrice dello “slow journalism”, l’allarme lanciato quattro giorni addietro dal “Giornale del Ticino” sulla notizia dell’eliminazione dei quotidiani – e della stampa cartacea “in genere” – dagli esercizi pubblici quale strumento per evitare la diffusione del “Coronavirus”. Quasi in fotocopia i concetti qui espressi (https://giornale.jcloud.ik-server.com/filo-di-nota-niente-giornali-al-bar-un-colpo-al-cuore-della-stampa): “Situazione catastrofica”, in particolare, quella che si profila per le casse delle società editrici, alle prese tra l’altro con un netto calo degli investimenti pubblicitari. Aspetto non considerato, ma che un peso ha, è quello mutuo ovvero vicendevole: l’assenza della stampa quotidiana e periodica indurrà parecchi avventori abituali a rinunciare ad uno dei caffè quotidiani al bar. Ad ogni modo, e premesso il fatto che la buona informazione passa oggi anche sull’“online” consultabile in ogni dove, al legislatore si indirizza un sano interrogativo: possibile che non sia stata valutata, per dire, un’opzione alternativa che esiste e che risiede nella logica, solo che si voglia cercare?