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Il caso / Avegno-Gordevio, troppa la libertà su quella strada

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Con l’ultima, forzatissima e discutibile riforma toponomastica a loro imposta e da tutti subita, l’hanno ribattezzata “via Al Campécc” (nella fotol ManBer-GdT): all’orecchio di non pochi quel “Campécc” stona e sa di artefatto, per quanto essa parola sia d’uso, e troviamo la quadra o meglio ancora una via di mezzo dicendo che ecco, essa soffre di apparente recentismo, e che forse un linguista come Carlo Salvioni avrebbe storto il naso al tempo dell’elaborazione del primo “Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana”. Ma non questo è l’oggetto dell’osservazione, in quel di Avegno-Gordevio; dassi invece l’essere tale via Al Campécc conforme e congrua al ruolo dichiarato dal nome, ché effettivamente per tale strada si scende, in intersezione a 90 gradi rispetto alla Cantonale e parallelamente al corso del riale Briéé, sin a rilevantissima struttura sotto egida del “Touring club svizzero” in zona Scigna. Modesto problema, modesto ma emerso con chiarezza nel sopravvenire della bella stagione: sul tratto, che sull’accesso proprio dalla Cantonale è tra l’altro in marcata pendenza, vige l’ordinario limite di velocità a 50 chilometri orari con tanto di cartello (per confronto, all’inizio dell’immediata diramazione di via Ai Crös è stato posto un cartello indicante il limite a 30 chilometri orari). E, sia detto, quello non è un limite: è un’istigazione a far danni.

Spunti in salsa mista, e rilevati. Primo, la larghezza della carreggiata è quella che è, e del resto via Al Campécc è innanzi tutto funzionale ad un transito da stagione turistica; ma in stagione turistica siamo per l’appunto, ed in determinate fasce orarie il congestionamento nei transiti può diventare persino parossistico. Secondo: lungo via Al Campécc, che porta anche ad un noto ristorante, si muovono non di rado i pedoni (ad esempio, conducenti e passeggeri delle vetture che vengono posteggiate in riservato prato all’incrocio tra le citate via Al Campécc e via Ai Crös). Terzo: al punto di incrocio con la Cantonale, l’automobilista si trova anche a dover fare i conti con una pista ciclabile assai frequentata (e non da soli dueruotisti tradizionali; il monopattino elettrico impera e dilaga). Quarto: non sono presenti marciapiedi né sul lato sinistro né sul lato destro. Quinto: i tempi di frenata e di arresto, pur con tutto il contributo tecnologico che possiamo trovare oggidì in un’auto, sono noti. E via elencandosi. Gli è che via Al Campécc, con quel suo “50 orari”, si veste con gli abiti della “normale” strada urbana, tutto a posto compreso il cappellino molto “frou-frou”, ed invece si rivela essere ispirazione a pestare sul gas (insomma, non rari la sgommata ed il colpo di acceleratore).

Percepita che sia la misura, caldo suggerimento: un limite a 30, esattamente com’è quello di via Ai Crös dove ogni due per tre il turista ingannato dalla cartina – era tutto “Quartiere Croci”, sino ad or è un paio d’anni – si infila e va ad ingolfarsi sulla piazzuola di giro in fondo alla strada a fondo cieco, farebbe il bene della collettività. A scanso di equivoci, e di rischi. Nell’eventualità, e sarebbe eventualità da prendersi in esame anche per altri luoghi e per altre circostanze, con formula a geometria variabile: un limite almeno per il periodo affolloso…