La musica è finita, le Ladies Lugano se ne vanno. Fine della storia, fine del percorso, fine di un progetto: muore all’alba di giovedì 16 marzo, appena tre giorni e mezzo dopo l’ultimo impegno agonistico della squadra con la sconfitta nello spareggio secco per il bronzo nella stagione 2022-2023 di Women’s league, la società che cinque anni or sono era stata costruita raccogliendo eredità, titolo sportivo ed una gran parte dell’organico del LadiesTeam. La fine è stata decretata con una nota di pochi paragrafi: pur riconoscendosi che in senso lato l’attenzione allo sport femminile è più rilevante rispetto al passato stante “la crescente consapevolezza dell’importanza dello sport per la promozione dell’uguaglianza di genere e nella costruzione di una società più sana ed inclusiva”, con “grande rammarico” i dirigenti hanno deciso di “gettare la spugna”. Niente più struttura, niente più squadra dopo due titoli svizzeri, due piazze d’onore ed una Coppa Svizzera che si sono aggiunti al ricco “palmarès” di un’attività discatoria formalmente fiorita nel 1991.
Al rischio di ritiro delle Ladies Lugano dalla massima serie, esprimendosi un timore conseguente all’assenza di risposte a domanda specifica, fece non velato riferimento il “Giornale del Ticino” giusto in fregio alla cronaca della “piccola finale” di sabato scorso, sconfitta per 1-3 in casa, della brianzola Aurora Enrica Abatangelo l’ultimo goal nella storia bianconera per il provvisorio 1-2. Oggettive le preoccupazioni, oggettivo il silenzio dai vertici societari, oggettivo anche il riscontro dello scarso séguito quanto a spettatori (ed in questo senso si può dar credito alla “mancanza di attenzione popolare” fra i motivi addotti per la rinuncia alla prosecuzione dell’attività); si era tuttavia portati a credere ad un’autoretrocessione, ad una ripartenza dal basso, magari una Wlc anziché una Wlb cioè terza serie piuttosto che seconda serie. Una chiusura “tout court” rientrava invece fra le ipotesi da 50 e 50, anche per via di qualche irritazione colta nell’ultimo mese, ad esempio quando la squadra si ritrovò… esiliata a Biasca per la disputa del “play-off” (“Non ci viene dato il ghiaccio”, così l’atto di protesta; alla “Resega” di Porza, tuttavia, le Ladies Lugano rientrarono per il confronto conclusivo con le Turgovia IndienLadies); e ad una “mancanza di attenzione politica” gridano i futuri ex-dirigenti dell’ormai ex-società sportiva (chissà come mai, tuttavia, qualche candidato alle imminenti Cantonali in sponda Gran Consiglio era comparso di recente sulle tribune e addirittura come premiator premiatore delle Mvp).
Non questi soltanto i motivi prospettati sulla falsariga dell’“Abbiamo dovuto affrontare molte sfide, anzi troppe” (virgolettato di raccordo), e su altri e specifici aspetti non è detto che si debba concordare in forma di adesione acritica. Tesi dal facile effetto, e nel cui calderone si tende a far rientrare un po’ di tutto. è l’asserita “discriminazione”; contestabile la “mancanza di attenzione da parte dei mezzi di comunicazione” (precisare, prego: sempre spiacevole quando vien fatto d’ogni erba un fascio); non propriamente dimostrata la consequenzialità fra gli elementi addotti e l’“inevitabilmente (…) scarsa presenza di sponsorizzazioni”. Ad ogni modo: “Bisogna ora saper riconoscere – citiamo – che qui non ci sono più i presupposti necessari per poter continuare a fare evolvere in maniera appropriata una squadra di hockey femminile nel pieno rispetto delle giocatrici e con l’ambizione di competere alla pari di “club” che hanno giustamente adottato un approccio progressista (senso non chiaro, forse da intendersi come antitetico ad un “approccio conservativo”, ndr) per promuovere il nostro movimento femminile”. Detto così, pietra tombale. In immagine, le Ladies Lugano vincitrici della Coppa nazionale 2022.