Home SPORT Hockey Sl / “Try-out” ai Rockets: il cognome conta, ma non basta

Hockey Sl / “Try-out” ai Rockets: il cognome conta, ma non basta

290
0

Come sia possibile che un Kevin Bozon attaccante in ala sinistra non abbia al momento un ingaggio, nemmeno in cadetteria e pur essend’egli un nazionale di Marianna che non impegna quote di stranieri in quanto sotto licenza svizzera, spiegasi con un concetto: nell’hockey non basta un cognome. Che è poi quello di nonno Alain, dai 19 ai 42 anni con maglie di Chamonix – dove faceva prodigi con i fratelli Chappot, Roger purtroppo venuto a mancare in aprile per Covid-19 e Maurice, e con loro cugino Jean-Claude Guennelon – e Gap e Megève ed Annecy soprattutto; che è inoltre quello di babbo Philippe, crivellatore di gabbie ai tempi della “junior A” canadese, primo francese per nascita e per formazione ad approdare in Nhl, dove ad ogni modo cavò fuori 160 partite e 43 punti in una stagione e mezzo più scampoli di altre due ai Saint Louis Blues, e prima e durante e poi gran finalizzatore tra Francia, Svizzera, Germania ed ancora Svizzera; che è infine quello di Timothé detto Tim, figlio di Philippe e nipote di Alain e dunque fratello di Kevin, giovanili tra Kloten e Lugano prima della “junior A” in Western hockey league e di varie “minor” con tre maglie in Ahl e due in Echl, e poi in Svizzera con contratto in essere al ServetteGinevra. Non basta il dire “Mi manda papà”, con un genitore che pure dall’estate 2004 ad oggi è sempre stato sul libro-paga di qualcuno come allenatore, e le cose andarono in modo diverso dal desiderabile soltanto in quel di Lugano a cavallo tra 2009 e 2011, subentro nel primo campionato – la panca era di Kent Johansson – e siluramento nel secondo.

Va dunque da oggi a cercarsi un contratto, Kevin Bozon, come un “journeyman” qualunque; e ci prova dal Ticino, ai BiascaTicino Rockets, portandosi dietro 187 centimetri per 86 chilogrammi e le speranze di uno che la vigilia di San Silvestro compirà 25 anni e boh, le prospettive erano differenti ai tempi delle giovanili tra ServetteGinevra e Lugano ed infine LaChauxdeFonds, e valsero un quinto posto tra i marcatori del campionato, quei 52 punti in 47 incontri all’ultima annata degli allora “Iuniores élite A”, che sono poi gli “U20 elit” nella versione più recente; poi, e però, 213 partite al secondo piano dell’Elvezia discatoria e con tre squadre, LaChauxdeFonds ed Ajoie e Winterthur, qui per il triennio appena conclusosi, massimo impatto i 12 goal e 14 assist in 46 incontri nel torneo 2019-2020. Sfortuna? Giri infelici nei blocchi (all’Ajoie, per esempio, c’è gente la cui presenza sul ghiaccio è imprescindibile)? Valutazione inadeguata da parte di qualche allenatore più propenso a cercare chilogrammi e solidità, o magari ancora convinto dell’assioma – valido di massima, ma solo per i talenti veramente talentuosi – secondo cui ad un’ala sinistra “pura” è da preferirsi un centro capace anche di svariare all’ala sinistra? Potendosi scegliere, ai tempi non ci saremmo privati di un Luc Robitaille ed oggi non rinunzieremmo ad un Aleksandr Mikhailovic Ovechkin. E chissà, allora, che Kevin Bozon peschi in valle quella serenità che gli serve e quell’occasione che metterebbe carburante nella sua carriera; pare che si sia un po’ all’ultimo appello, Éric Landry allenatore e Mike McNamara suo vice (ma meglio sarebbe il dire “assistente senior”, non foss’altro che per il rispetto dovuto all’età ed al “curriculum”) sembrano orientati a ristrutturare ingresso cucina soggiorno camere da letto e bagni, sulla pista di Biasca si vedrà un bell’affollamento, da questo pomeriggio a fine settimana e cioè al tempo delle amichevoli con AmbrìPiotta (sabato 8 agosto) e Lugano (domenica 9 agosto).

Insieme con Kevin Bozon da Chamonix-Mont-Blanc, tra i giocatori non più di primo pelo, andrà in particolare sotto osservazione Thomas Devesvres, 24 anni, difensore, 179 centimetri per 83 chilogrammi, da Porrentruy, uscito dalle filiere Ajoie-Losanna indi tra Ajoie e Sierre – qui nello scorso campionato – per un goal e sei assist in 128 presenze, più una singolare escursione da quattro goal e 15 assist in 38 partite con i Mentor Ice Breakers della Federal hockey league, ora Federal prospects hockey league; non sappiamo quale futuro abbia tale torneo professionistico, già minato dalla concorrenza della Southern professional hockey league, ma si sospetta che da quelle parti mettano in porta un po’ quel che si possa trovare fuori da contesti come Ncaa e Naia, sicché anche un terzinaccio può mettere gonfie statistiche all’attivo. Postilla: in visita per allenamento, sempre a Biasca, troverete anche il 23enne Jason Fritsche, 172 centimetri per 83 chilogrammi, da Bellinzona con giovanili tra i Cleveland Lumberjacks e l’AmbrìPiotta; cioè il capitano dell’ultima stagione, ruolo centro con facoltà di svariare all’ala destra, ed un militante fedele negli ultimi tre campionati, 10 goal e 12 assist in 47 presenze nel 2019-2020. Forse il giocatore, a contratto scaduto, non figurava più nei piani societari, o forse si erano delineate tracce diverse; vai a sapere, vai a capire. Ma anche qui: quale garanzia di un posto di alvoro non basta il “pedigree” e non basta l’essere un Fritsche, fratello di John che sta al ServetteGinevra, ovvero figlio di John dalla quasi ventennale carriera tra Zugo, Lugano ed AmbrìPiotta più ottimo assaggio di Ahl, ovvero ancora cugino di Tom che fu “pro” in Ahl ed in Chl dopo ciclo in Ncaa-1 con i Buckeyes della Ohio State university, ovvero ancora cugino di Dan prima in Nhl ed in Ahl e poi tra Ginevra, Lugano e Zsc Lions.

E vabbè, si dica e si speri: almeno nell’hockey si passi per merito, e non per nome.

Previous articleBorsa di Zurigo al fulmicotone. E Wall Street strappa sulle biotecnologie
Next article“Fondazione Lombardi”, un agosto tra scultura, scrittura e poesia