Il prodigio si compie ed è tutto nel nome di Dario Simion ticinese tra Locarno e valli, anni 28 fra tre settimane, professione risolutore. Campione dell’hockey svizzero edizione 2021-2022 diventa infatti lo Zugo, che intorno alle ore 20.25 di lunedì scorso era da considerarsi spacciato nella serie finale per il titolo, avendone già perse tre di fila (2-3, 1-2, 1-2) e trovandosi a soccombere in quel momento per un goal di Denis Malgin. Ma sapete bene che ogni demiurgo che si rispetti, da Aristocle detto Platone al giro degli gnostici di tutti i tempi, prima o poi si fa venire la tentazione di essere un “deus ex-machina” e di cambiare trama e scenografia; anche ribaltando una serie giunta allo 0-3 e mezzo, 4-3 invece nel volgere di sei giorni. Cose che piacciono tanto ai raccontatori dell’“Io c’ero”; del resto, l’ultimo titolo del Lugano (annata 2005-2006) maturò proprio sulla scorta di un “comeback” che ai più pareva ormai impossibile, non in finale ma ancora alla serie dei quarti, l’AmbrìPiotta era avanti per 3-0 e poi ne perse quattro, le prime due per scarto d’un goal soltanto, et cetera. Storie nostre in cui ci rifugiamo, al termine d’un campionato semplicemente deleterio per i colori biancoblù e per quelli bianconeri, con la consolazione tuttavia d’avere qualche “enfant du pays” tra i dominatori. Dario, Grégory l’adottato, Leonardo l’“expat”, toh.
Cronaca. Primo ingaggio, e si capisce sùbito che tutti sono sul “focus” della partita e che nulla, nella testa dei giocatori, contano le 66 partite precedenti dello Zugo e le 69 partite precedenti degli Zsc Lions. Disco avanti, Garrett Roe scatta e Justin Azevedo chiude in un amen per il vantaggio ospite (1.02). Alla prima penalità, e ci casca Yannick Weber per gli ospiti, 21 secondi bastano a Dario “Terminator” Simion per confermarsi dominante nel “play-off”, ispiratore ancora Jan Kovar al 15.o assist nella seconda fase, settimo goal del vallerano ticinese (17.34). Zugo in calo di produttività nel periodo centrale, un solo tiro in 11 minuti dopo gli otto della frazione inaugurale, ma l’inferiorità numerica tocca di nuovo agli Zsc Lions al 32.51 e lo Zugo va sùbito al sorpasso: stavolta Dario Simion è l’uomo-assist (13.o punto dopo i 25 in 35 incontri della stagione regolare…) e Fabrice Herzog, il suo coetaneo che arrivò sino alla “draft” Nhl ma non fu compreso oltre il livello Ahl, sigla per il 2-1 (33.41). Prima panca-puniti nello Zugo (37.30, Claudio Cadonau); rischio sfangato, sul margine minimo si va a quello che potrebbe essere l’ultimo intervallo del campionato e le statistiche (“face-off” vinti, maggior insistenza al tiro con 14 conclusioni contro 11) danno ancora qualche speranza agli Zsc Lions.
Ultimo tempo alla baionetta, ritmi raddoppiati e niente più arabeschi sul ghiaccio: davanti alle gabbie difese da Leonardo Genoni e da Jakub Kovar si disegnano coni ideali con le bocche sul cuore degli “slot”, in sfida a distanza si esaltano i portieri che nulla mollano su un totale di 25 tiri a ritmi da campanaro assatanato; nulla. 80 secondi all’ultima sirena, Zsc Lions sull’orlo della disperazione, e la mossa è ovvia: fuori Jakub Kovar, dentro il “rover”. E lì, con il timbro che vale annata e carriera, accade quel che ogni tifoso dello Zugo ha sognato: Dario Simion, a porta vuota, silura e chiude esultante con il 3-1, ottavo sigillo personale. Gli ultimi 40 secondi, a doppio vantaggio mentre la porta avversaria rimane sguarnita, sono scanditi con il cuore prima che con la voce. Zugo campione nel delirio, Zsc Lions devastati ed è roba da cui qualcuno potrebbe anche non riprendersi.