Era atteso alla prova della riscossa, non esistendo più alibi dopo il siluramento dell’allenatore Luca Gianinazzi e dei suoi “vice” Krister Cantoni e Kalle Keskinen e l’addio al direttore generale Hnat Domenichelli, ed ha risposto secondo le attese; da qui a dirsi che il Lugano dell’hockey è miracolosamente guarito, sull’avvento di Uwe Gerd Krupp in panca (Flavien Conne e Paolo Morini gli assistenti), ne corre. E tuttavia una riscossa c’è stata: 6-3 al Davos (al Davos di questi tempi: dopo la “Coppa Spengler”, più emicranie che brindisi), chetati i malumori della tifoseria, meritevole invero la prova di parte del contingente ed anche coraggioso l’allenatore nello scompaginare le linee d’attacco, con il quarto blocco in teoria primo per gerarchia e con il massimo carico di qualità nel secondo blocco che è tuttavia terzo in rotazione; di più, la fiducia conferita ad Adam Huska in protezione della gabbia. Impronta alla partita fra il 6.06 (Marco Müller, 1-0) ed il 6.27 (Luca Fazzini, 2-0); da quel momento il Davos è rimasto sempre a guardare la targa posteriore degli avversari, per due volte riavvicinandosi (9.43, Tino Kessler per il 2-1, indi 28.11, Adam Tambellini per il 4-2 ed ancora 45.59, Michael Fora per il 4-3) dopo che erano andati a bersaglio Daniel Carr per il 3-1 in “power-play” e Calvin Thürkauf per il 4-1 in pari condizione, minuti 11.22 e 27.02) e sempre finendo respinto.
A chiudere i conti Mark Arcobello nell’unico timbro personale della serata (54.26, 5-3; ma sul conto dello statunitense figurano anche quattro assist) e Daniel Carr a gabbia vuota (58.04). Gioia sì, ma per un primo gradino. A proposito: arriveranno altre otto partite nel giro dei prossimi 17 giorni…