Il Lugano è fuori dal “play-off” dell’hockey di Lega nazionale A. Fuori avendo lottato almeno stasera, alla “Resega”, resistendo anche in un soffertissimo primo supplementare (che vale 20 minuti anziché cinque, per buona regola e sempre ferma restando la norma della “sudden death”); ma fuori per effetto di quella che, nel complesso, è la Beresina della dirigenza, dell’allenatore Greg Ireland, di alcuni giocatori dallo scarso interesse per qualcosa che sia diverso dal salario e di un direttore sportivo la cui assenza da Lugano sarà sempre gradita più di un’eventuale nuova presenza. 0-4 nella serie con uno Zugo i cui migliori se la ridono, tal è il piacere di poter riposare per qualche giorno in più prima di affrontare le semifinali; 4-5 sul ghiaccio nell’ultimo impegno che si trascina ben oltre la mezzanotte, al minuto 95.33 il disco che Brian Flynn – cercate le sue statistiche: discreto all’università, mai stato un fenomeno, eppure lo cercano dappertutto perché segna quel poco che serve e quando serve – spedisce alle spalle di Elvis Merzlikins, con buona probabilità all’ultima apparizione in maglia Lugano. I partenti saranno parecchi, in realtà: per mancato raggiungimento dei minimi obiettivi, e nemmeno Vicky Mantegazza presidente potrebbe far finta di nulla, ma anche per pressione della tifoseria, degli “sponsor”, della piazza che molto sa e che sin troppo ha taciuto sino ad ora, circa il gruppo e circa gli individui.
Pleonastica la scorsa al taccuino, sapendosi com’è finita; si racconta, tuttavia, al fine di menzionare qualcuno di cui forse non avremo più l’obbligo di occuparci. Cronaca, dunque: di Gregory Hofmann (4.35) il primo mattone, o quel che sembra; sino alla prima pausa, notevoli solo le penalità, 12 minuti contro i padroni di casa e sei contro gli ospiti. Pareggio in avvio di frazione centrale (21.16, Garrett Roe, a cinque-contro-quattro); ancora da un “power-play” il 2-1 in nome di Maxim Lapierre (27.38); da uno iato di 58 secondi l’inversione di tendenza (33.13, Dennis Everberg; 34.11, Sven Leuenberger) cui segue analogo fenomeno in senso inverso (47.58, Henrik Haapala; 52.34, Romain Loeffel); peccato che 24 secondi più tardi spunti uno spiraglio per Yannick-Lennart Albrecht, ed è il 4-4. Grande serie di occasioni, nel finale, per il Lugano su condizioni consecutive di superiorità numerica; ma pari è e pari rimane sino allo scadere, raccontando la statistica di 24 soli tiri sul conto dei bianconeri e di 36 nella quota ospiti.
Supplementare: Dennis Everberg sfiora il colpo, una penalità contro lo Zugo al 73.37 causa presenza di sei uomini di movimento sul ghiaccio, sul finale tocca invece a Jani Lajunen il compito di prendere la via della panca-puniti. Al minuto 80.00 i tiri sono 32 contro 53 e si constata quel che è evidente, Lugano a tratti imballato ed alle prese con il debito di ossigeno e Zugo in viaggio a produzione doppia proprio durante il primo supplementare. Sul filo dei nervi e dell’equilibrio – una penalità e sei conclusioni per parte – le squadre arrivano a meno di cinque minuti da quello che sarebbe un altro intervallo; ma il destino dice che non è il caso di insistere. Suggerimento ai commercianti: lunedì saltare il “ponte” di san Giuseppe, affari d’oro all’orizzonte per i venditori di valigie. E sapete una cosa? Per uno, uno solo ci dispiace: Sébastien Reuille, 38 anni a giugno, ultima risorsa di quel Lugano che vinse il titolo nel campionato 2005-2006, stasera l’ultima di quasi 900 partite in Lega nazionale A.