(ULTIMO AGGIORNAMENTO, ORE 23.39) Un proiettile nella bucalettere di casa, e con recapito per tramite del servizio postale ovvero in busta chiusa e priva di firma e/o di segni distintivi, all’origine della denuncia che il granconsigliere Fiorenzo Dadò, tra l’altro presidente dei neocentristi (già pipidini) in Ticino, ha inoltrato nelle scorse ore alla magistratura, trasmettendo l’intero incarto ovvero l’oggetto ed il testo di una lettera che, standosi a quanto dichiara ora lo stesso destinatario della missiva, conterrebbe gravi e grevi minacce, presumibilmente all’incolumità di Fiorenzo Dadò e/o di membri della sua famiglia. L’atto, ad avviso del presidente dei neocentristi, è da ricondursi all’azione da lui intrapresa in sede parlamentare – e riverberata con varietà di accenti dai mezzi di informazione – con riferimento all’incidente stradale nel quale, a metà novembre 2023, senza alcuna sua responsabilità rimase coinvolto Norman Gobbi, titolare del Dipartimento cantonale istituzioni (vedasi nuovo articolo odierno su queste stesse pagine): “(…) Atto intimidatorio molto grave”, così nel comunicato-stampa in cui viene puntato il dito contro “qualcuno che evidentemente non condivide la necessità di fare chiarezza su un fatto noto oramai a tutti”, affermazione cui segue una perorazione articolata – ancorché ridondante concetti già espressi nelle ultime settimane, non esclusa l’aula del Legislativo a Palazzo delle Orsoline in Bellinzona – circa la necessità di potere ogni cittadino “confidare nella certezza del diritto” di fronte al “dubbio di presunte ingiustizie”. Quanto consegnato da Fiorenzo Dadò all’autorità inquirente, vale a dire proiettile, pezzo di carta in cui il proiettile stesso era contenuto e busta, è già al vaglio degli specialisti della Polscientifica; del “dossier” è titolare Moreno Capella, sostituto procuratore generale; coazione e minaccia, al momento, le ipotesi di reato contro ignoti.
La nuova levata di scudi, tra l’altro foriera di un tanto temibile quanto indimostrabile presagio (“Questa volta vengono toccate pesantemente la mia persona e la mia famiglia; la prossima volta, avanti di questo passo, potrebbe toccare a qualcuno d’altro”), è tra l’altro giunta in alcune redazioni – non tutte, per quel che risulta – a distanza di un quarto d’ora da altra informativa egualmente trasmessa ad alcune redazioni – anche qui non tutte, sempre per quel che risulta -, nella fattispecie mittente un portavoce della Lega dei Ticinesi in attacco frontale a Fiorenzo Dadò medesimo, al “Movimento per il socialismo” e, in modalità “erga omnes”, ai mezzi di informazione. Per la lettura completa del testo, la cui esistenza è stata acquisita da una tempestiva lettura da “LiberaTv.ch”, si rinvia allo stesso quotidiano elettronico; doveroso è il respingere, almeno per quanto riguarda il “Giornale del Ticino” ed ovviamente qui si parla di ciò che questa testata – e non un’altra – fa e pubblica, le critiche e le contestazioni indirizzate alla stampa, segnatamente circa una presunta censura legata all’inesistenza di indizi di reato a carico di Norman Gobbi. Dal testo uscito da via Monte Boglia in Lugano: “L’odierno comunicato-stampa (…) (del, ndr) ministero pubblico (…) contiene infatti un passaggio cruciale, che però (chissà come mai?) i “media” citano solo di transenna, guardandosi bene dall’evidenziarlo. Il passaggio (…): “Il consigliere di Stato è già stato sentito come persona informata sui fatti; si precisa che nei suoi confronti non emergono indizi di reato”. Nel GdT, con edizione una buona mezz’ora prima che l’informativa di sponda leghista fosse diffusa, nessuna omissione ed anzi il seguente titolo: “Incidente in A2, tre agenti nel mirino. Su Norman Gobbi «nessun indizio di reato»”.