Home POLITICA Follow the goat / Piccolo regalo: un “tutorial” su… come si vota

Follow the goat / Piccolo regalo: un “tutorial” su… come si vota

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Nel Cantone i cui elettori si interrogano sui programmi dei partiti, a volte trovandosi su almeno qualche punto e più di frequente trovando il nulla sotto forma di enunciati o banali o irrealizzabili, succede che gli aventi diritto al voto, per prima cosa, si trovino alle prese con meccanismi elettorali non sempre comprensibili d’acchito. In linea di massima, tutti sanno che fra le istituzioni cantonali ci sono un Consiglio di Stato (cioè un Governo: non si sta banalizzando, questo è prodromo al ragionamento che si intende fare) ed un Gran Consiglio; già per alcuni, e può valere un “test” – empirico quanto si voglia, fu estemporaneo e magari anche privo di stratificazione – condotto qualche tempo fa su nuclei di studenti di liceo, non immediata (se non sollecitata dall’intervistatore) è l’omologia cioè la coidentità fra Consiglio di Stato ed Esecutivo; ancor minore chiarezza sussiste a proposito delle competenze dell’uno e dell’altro organo. A memoria, andò incontro al cinque per cento scarso di risposte esatte un interrogativo a proposito dell’esistenza dell’Ufficio presidenziale in Gran Consiglio, e nessuno ma proprio nessuno fra gli interpellati sapeva che esiste un secondo vicepresidente. Sulle carenze nell’insegnamento e nella collocazione della civica all’interno del programma scolastico sono state spese parole a profusione; forse è questione di metodo, forse è questione di testi, forse è questione di modalità nella proposta (quanti sono diventati bravi commercianti, sapendo cioè far bene di conto dopo aver stentato in matematica durante il periodo degli studi? Ed il demerito era soltanto loro? Eh). Magari capiterà di tornare sull’argomento.

Non sorprende, in realtà, il fatto che agli occhi di più d’uno possa risultare difficile l’approccio stesso all’esercizio di quel fondamentale diritto democratico che chiamiamo “voto”, con ciò riducendone il valore e la portata; nel nostro voto, vale a dire nel nostro votare di oggigiorno per Cantonali Comunali Federali “referendum” iniziative, sta la memoria della seconda più antica democrazia occidentale, sta la cartuccia che abbiamo imparato a non sparare ma ad usare, sta una scelta maturata e consolidata a condividere, nei tempi buoni ed in quelli meno buoni (a proposito: Dio e la Confederella ci conservino questa benedetta facoltà di votare, e non importa se ciò ha luogo sin troppe volte nel corso dell’anno; andate a domandare a quelli che votare non possono mai, salvo dire “sì” al dittatore di turno per tramite di scheda precompilata). Ma l’esercizio del voto, vero, non gode dell’immediatezza soprattutto se l’elettore è alle prime armi, al primo contatto con la scheda e con l’opuscolo informativo, al primo bivio culturale tra lista secca e “panachage”. Pensiamo ai neosvizzeri, il cui accesso al passaporto rosso nemmeno dipende da una conoscenza approfondita della lingua; hanno tra le mani il libretto delle istruzioni, ma forse incontrano qualche problema nel “gestire” quei 10 minuti che servono loro per compilare in modo esauriente la scheda o le schede. Pensiamo agli anziani, che – se per esempio non sono a conoscenza della vicenda legata ad una certa candidatura respinta e poi riammessa, dal che derivò la necessaria ristampa di parte del materiale – potrebbero sorprendersi questa volta nel trovare una distonia logico-cromatica, nel senso che per l’elezione del Consiglio di Stato è da utilizzarsi una scheda verde, in luogo di quella blu mandata nel frattempo al macero, e che tale scheda è destinata alla busta di colore grigio su cui sta scritto che lì è da inserirsi solo l’ormai inesistente (perché distrutta e sostituita) scheda blu. Pensiamo a quelli che non hanno troppo tempo, a quelli che voterebbero assai più volentieri (o che voterebbero “tout court”, e non lo fanno) se le cose fossero un filo meno complicate, a quelli che si limitano a pochi preferenziali temendo di far danno a chissà chi.

Ciascuno avrà proprie ricette per far sì che la mille e mille volte nominata disaffezione dei cittadini verso la politica (tranquilli: se questa disaffezione esiste, la politica ha fatto molto per generarla) non resti cesura nei secoli dei secoli. Chi scrive ne ha pensata una: la più elementare, oggi si dice “tutorial”, è un semplice filmatino dimostrativo. E di che? Del normale “Come si fa a votare”, dalla prima apertura della busta al momento della spedizione, tutto compreso. Un normalissimo video, niente coreografie, niente effetti speciali, niente maneggi e niente prestidigitazione; dura intorno ai quattro minuti, ideatore ed interprete è quello stesso candidato il cui nome trovate in calce e che si promuove con l’immagine stilizzata di una capretta e che corre per queste Cantonali. Puro spirito di servizio, distribuzione via “YouTube” e chi vuole lo ripubblichi, nulla si pretende. L’ideuzza: proporre lo stesso video in altre lingue, due o tre almeno tra le più comuni in Ticino. Se qualcuno è interessato il dare un colpo di mano, con una delle varie traduzioni opportune e necessarie (testo e… doppiaggio, senza pretese di precisione assoluta; basta una traccia audio che replichi quanto pubblicato in lingua italiana)… beh, sarà sufficiente un “toc-toc” alla posta elettronica del giornale.

Alessandro “Bubi” Berta, candidato numero 60 al Gran Consiglio,

lista Udc numero 16