Fronte rossoverde sotto scacco – ed il messaggio suona strano, a rigor di tonitruante riscontro ottenuto dagli ambientalisti alle Federali di ottobre: vogliamo dire che corre ancora una differenza, in materia di consenso, tra spinta emozionale del momento da una parte ed impegno diretto dall’altra? – nella corsa al “referendum” contro la riforma fiscale in Ticino, ovvero in avversione alla modifica alla Legge tributaria così come essa venne approvata nel Legislativo cantonale ad inizio novembre: sarà anche stato il periodo (ma quella del “periodo poco favorevole” è una solfa che ridonda dai tempi del Carlo Cùdega), sarà anche stata l’insufficiente disponibilità di persone pronte a sobbarcarsi il lavoro sporco in bancarelle e gazebini, sarà anche stata la scarsa consistenza degli argomenti proponibili, sta di fatto che il “referendum” medesimo è naufragato oggi al traguardo della Cancelleria dello Stato. Esercizio “non riuscito”, indicano lapidariamente i portavoce di Palazzo delle Orsoline in Bellinzona, in nulla precisando la dimensione del mancato raggiungimento del numero di firme richieste; quelle 7’000 vidimate e certificate di certo non ci sono, sugli ambienti dei referendisti regnavano malumore a Natale e rassegnazione ancora una settimana fa, forse 6’200 le spighe raccolte al lordo dei timbri nei singoli Comuni.
D’altro segno, e la cosa era prevedibile anche se si fatica a comprendere l’atteggiamento di un militante che firmi da una parte e neghi il consenso dall’altra, il responso sulla domanda di “referendum” afferente al cambiamento di registro nella partecipazione del Cantone al capitale della “Lugano airport Sa-Lasa”, incremento secco al 40 per cento e sostanzioso contributo al ripianamento del debito pregresso. Venerdì 17 gennaio la pubblicazione dei dati sul “Foglio ufficiale”. Da stabilirsi, all’interno di un calendario elettorale nel quale resta preminente il giro di urne per le Comunali ad aprile, la data del “referendum”.